Cronologicamente il Vangelo di oggi ci riporta al venerdì santo, ma ascoltato in questa domenica ci ricorda come la Chiesa abbia dedicato il mese di luglio alla devozione al Preziosissimo Sangue di Gesù. In un suo inno San Tommaso d’Aquino dice: “Del tuo sacro Sangue una stilla sol, tutto quanto il mondo può purificar”. Se pensiamo alla immensità dell’universo e alla gravità e vastità del male nel mondo, ci sembra impossibile che una sola goccia del sangue di Gesù possa purificare il mondo intero.
Ma se consideriamo che quel Gesù è il Figlio unigenito del Padre, allora davvero una sola goccia del suo sangue basta per purificare il mondo intero.
È nel mistero della Croce che si rivela appieno la potenza incontenibile della misericordia del Padre: per riacquistare l’amore della sua creatura, Egli ha accettato di pagare un prezzo altissimo: il sangue del suo Figlio unigenito.
Subito dopo questo Vangelo l’evangelista Giovanni ricorderà una profezia di Zaccaria: “Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto”.
Guardiamo con fiducia al costato trafitto di Gesù: è la misura del dispiacere, della sofferenza del Padre per noi, della sua inquietudine per ogni uomo che si è allontanato da Lui: sono i sentimenti che Gesù ha condiviso con il Padre venendo a “cercare chi era perduto”, come lui stesso ha detto.
Ci aiuti ancora una volta l’’immagine del padre nella parabola del figliol prodigo: immaginando il suo dolore, pari poi alla sua gioia, per il figlio perduto e poi ritrovato.
L’ultima parola di Gesù sulla croce fu: “Tutto è compiuto”.
Gesù ha rivolto queste parole al Padre, perché aveva detto: “Sono venuto per compiere la sua volontà”.
Anche con queste ultime parole Gesù ci ricorda di essere l’inviato del Padre, e che il Padre ha collocato nel cuore della storia di ciascuno e dell’intera umanità, capace di suscitare in noi un ravvedimento sincero e un desiderio di salvezza, e capace realmente di salvarci.
Come la piccolezza di una goccia del sangue di Gesù può salvare l’intera umanità dal male, così basta davvero uno sguardo a Gesù per essere salvati: ma deve essere uno sguardo come quello del buon ladrone: di riconoscimento sincero del proprio male a confronto dell’innocenza di Gesù, e di affidamento fiducioso a Lui.
Ricordando che non è mai un vero ritornare a Dio se non è anche un ritornare ai fratelli.
Don Gabriele
Vicario parrocchiale