BARZIO – Un Plis nasce per volontà politica ma vive solo se ha uno stimolo dal basso. Questo il filo conduttore tra gli ospiti invitati da La Fucina- Associazione Culturale APS per parlare di Parchi Locali di Interesse Sovracomunale, i Plis di cui anche Barzio si è dotato nel 2016.
La serata, inserita nella programmazione estiva denominata “I giovedì della Fucina”, ha permesso di conoscere l’istituto del Plis, la sua organizzazione e il suo funzionamento, ma anche di confrontarsi su modelli per valorizzarlo e sulle difficoltà da affrontare.
A illustrare l’istituzione, ideata da Regione Lombardia negli anni ’80 come “occasione di conservazione e valorizzazione di aree dal riconosciuto valore ambientale, naturalistico, culturale e fruitivo”, Niccolò Mapelli, agronomo che quotidianamente affianca enti locali, Parchi e Plis. In Lombardia ne esistono 105, otto quelli in provincia di Lecco, tra cui il Plis del Valentino ai Piani dei Resinelli e il Plis di San Pietro al Monte a Civate Valmadrera e Suello.
Mapelli ha così presentato ai barziesi il loro Plis “dal fondovalle alle orobie“. La peculiarità infatti è quella di unire il Parco della Grigna al ben più vasto Parco delle Orobie. Muovendo i primi passi il Plis di Barzio ha censito cascine e manufatti, si era ideato lo sviluppo di proposta turistiche e ancora da compiere sono i censimenti di flora e fauna. E insistendo su territori differenti – dagli argini del Pioverna ad aree rocciose, passando per boschi di faggi, mughete, pascoli e prateria – analisi di questo tipo potrebbero restituire risultati per nulla scontati.
Esempio di ente consolidato e attivo è quello del Plis della Valletta, che coinvolge otto Comuni brianzoli (Barzago, Barzanò, Bulciago, Cassago Brianza, Cremella, Monticello Brianza, Besana Brianza e Renate) per un totale di 39,31 Kmq) e due province (Lecco e Monza) con capo convenzione il Comune di Cassago Brianza il quale attraverso il Plis ha posto sotto tutela ben il 40% del suo territorio.
A parlarne a Palazzo Manzoni Rosaura Fumagalli, già sindaca di quel Comune e sostenitrice del Plis. “Il Plis non pone vincoli particolari, non più di quelli che già sono previsti dal Pgt e da altri regolamenti, e pur unendo più paesi non lede le autonomie di alcuno” ma consente di porre in atto iniziative per valorizzare aree che si è deciso di consegnare ai nostri figli nella stessa condizione in cui le abbiamo a nostra volta ereditate se non addirittura migliore. “Fondamentale nella vita di un Plis – prosegue Fumagalli – è la collaborazione con associazioni del territorio e il coinvolgimento della popolazione. Noi ad esempio abbiamo deciso di impegnate tre quarti del budget del Plis per iniziative con le scuole”.
Dal punto di vista dell’amministratore però le difficoltà sono quelle note in ogni Municipio: carenza di personale, di competenze e di risorse. Da qui la decisione di confluire alcune funzioni nell’adiacente Parco Valle Lambro. Aspetti tecnici, sorveglianza, reperimento risorse. Tutto sempre senza cedere capacità decisionale, le strategie infatti restano di competenza degli otto Comuni del Plis.
Alla esperienza istituzionale del Plis della Valletta, ha fatto da contraltare quella decisamente più “barricadera” del Plis del Zoc del Peric. Nato per tutelare dalla trasformazione in cava dell’area umida tra Alzate Brianza, Lurago d’Erba e Inverigo, in provincia di Como, ad operare in questo caso sono esclusivamente i cittadini per mezzo di associazioni. A raccontarlo Antonio Bertelè del Circolo Ambiente ‘Ilaria Alpi’ e Arturo Binda de Le Contrade di Inverigo. Nel disinteresse delle amministrazioni, gli attivisti portano avanti iniziative di pulizia e tutela ma anche di progettazioni grazie a collaborazioni con l’università dell’Insubria e con la Statale di Milano, e di scambi internazionali attraverso la rete di volontariato del Circolo Ambiente ‘Ilaria Alpi’.
Serata informativa che ha finalmente spiegato ai barziesi cosa è il Plis, quali responsabilità comporta e quali potenzialità potrebbe riservare.
RedAmb