MILANO – Detenuto nel carcere di Como ed evaso durante un permesso per far visita alla tomba della madre, Massimo Riella, 48enne di Brenzio, frazione di Gravedona ed Uniti sulla sponda comasca del Lario, è stato riacciuffato in Montenegro dopo quattro mesi di latitanza.
Se il nuovo arresto, a cui seguirà l’estradizione, dovrebbe aver chiuso il capitolo della caccia all’uomo, gli investigatori stanno ancora cercando di capire come abbia potuto un criminale di basso peso, con precedenti per piccolo contrabbando, furti di materiale edile ai concorrenti e qualche storia di droga, godere di coperture per nascondersi all’imponente dispiego di uomini e mezzi seguito alla sua fuga, e per giungere fino ai Balcani.
Ne scrive Andrea Galli sul Corriere della Sera rivelando che l’uomo avrebbe percorso più o meno indisturbato non solo l’Alto Lario comasco ma pure la Valtellina e la Valsassina, dove si sono svolte perquisizioni, e trovando complicità in “compaesani e commercianti che l’hanno nascosto, protetto, vestito, cibato; gli hanno dato, s’ignora se per puro animo generoso e una sorta di solidarietà inter pares – insomma valligiani che un po’ pensano di vivere in una Repubblica autonoma, quindi alieni alle regole dello Stato – posti letto, trappole per catturare animali, stecche di sigarette. E forse pure altro”.
Le indagini proseguono. Nel frattempo la Valsassina è finita in un intrigo internazionale.
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