DON GABRIELE COMMENTA IL VANGELO DELLA 7ª DOMENICA DOPO PENTECOSTE



Il Vangelo di questa domenica è la conclusione del grande discorso di Gesù sull’Eucaristia, in cui disse: “Io sono il pane vivo disceso dal cielo. se uno mangia di questo pane vivrà in eterno, e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”. Perché a questa affermazione di Gesù molti suoi discepoli dissero: “Questa parola è dura!”? Anzitutto perché è duro ammettere di avere bisogno – non noi genericamente, ma io personalmente – che Gesù dia la sua vita per me. Eppure anche già umanamente noi viviamo della fatica di altri.

A volte ne capiamo qualcosa e allora quale disagio, quale umiltà, quale riconoscenza!

Quando ci presentiamo a ricevere Gesù nell’Eucaristia è difficile avere questa consapevolezza: una consapevolezza come la ebbe Pietro quando gli si presentò davanti Gesù, chino a terra, per lavargli i piedi.

Ma la parola di Gesù è dura anche perché ricevere quel pane, che è il suo corpo per la vita del mondo, realizza la comunione con Lui da vivere poi nella vita; è come se Gesù ci dicesse: “come ho fatto io, così fate anche voi”.

Dice ancora Gesù: “E’ lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla”: parole che ci fanno pensare come non è la materialità del gesto della comunione ciò che conta, ma il gesto, perché anche questo è voluto da Gesù, ricevuto però con l’intelligenza della fede per ciò che significa e per ciò a cui ci impegna.

È una parola dura, ma è anche un dono infinitamente grande: poter mettere le nostre fatiche nel vivere secondo la volontà del Padre insieme con la sua, così che nulla vada perduto.

Con te possiamo veramente vivere e cantare: “Nella tua Messa la nostra messa, nella tua vita la nostra vita”.

La grandezza di Gesù emerge in questo Vangelo non solo dall’affermazione di essere Lui stesso il pane disceso dal cielo e che dà la vita al mondo, ma anche dalla mano aperta verso i suoi apostoli: “Volete andarvene anche voi?”.

Gesù non si ricrede riguardo a quanto ha detto, e non vuole trattenere nessuno per forza.

È disposto a lasciarsi umiliare, crocifiggere; prende le difese dei peccatori pentiti; ma non obbliga nessuno a credere in lui o a seguirlo: vuole parlare al nostro cuore, alla nostra coscienza, là dove ci decidiamo per il bene o per il male; perché ci vuole persone libere, che è la condizione indispensabile per amare.

Anche a noi Gesù chiede: “Vuoi andartene anche tu?”.

Possiamo dare la stessa risposta di Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita vera”.


Don Gabriele
Vicario parrocchiale

 

 

 

 

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