La domanda posta dai discepoli a Gesù: Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?”, tradiva un desiderio di successo e di vanità presente anche nella stretta comunità dei discepoli di Gesù. E Gesù pazientemente educa loro e noi ad avere la condizione necessaria per entrare nel suo regno. Nel Vangelo di oggi mette in evidenza il “diventare come bambini”. Se non è questione di età e di tornare nel grembo della propria madre e rinascere, come dirà a Nicodemo, cosa significa per Gesù convertirsi e diventare come bambini?
Forse che i bambini non sono anche loro disobbedienti, litigiosi, capricciosi, prepotenti?
Non sono certamente queste le qualità che Gesù ci propone come modello, ma è piuttosto l’ultimo posto che i bambini occupavano nella considerazione sociale di allora.
È così che Gesù è stato far noi, non nel senso dell’età o della poca importanza di ciò che faceva, ma del modo di come ha occupato l’ultimo posto fra noi.
Nell’ultima cena ha detto agli apostoli: “Voi mi chiamate maestro e dite bene”, eppure ha lavato loro i piedi.
Si possono svolgere compiti di poca importanza e farlo con vanità, oppure, viceversa, svolgere compiti importanti e farlo con modestia e umiltà: è questo ciò che ci insegna Gesù.
Quando incontriamo qualcuno così, siamo attratti dalla sua bravura vissuta con umiltà, e ci piacerebbe riuscire a essere anche noi così.
Gesù dice anche: “Chi accoglie un bambino nel mio nome accoglie me”: anche qui non si tratta solo di bambini quanto all’età, ma di ogni persona che non conta nulla.
Infine Gesù dice parole durissime verso chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli: “meglio per lui se fosse stato gettato in mare con una grossa pietra legata al collo”.
Non ci sembra di meritare individualmente queste parole; tuttavia prendiamo coscienza di fare parte di un mondo che suscita scandalo in tanti altri uomini: ricchezze scandalose per chi ha fame, violenza per chi cerca la pace, profanazione dell’innocenza e dell’amore.
Ci chiediamo: la parola di Gesù che oggi abbiamo ascoltata e che ci indica una via di piccolezza e di umiltà, vale solo per entrare nel regno dei cieli, che comunque rimane il traguardo più importante e definitivo, o già da oggi ci porterebbe a vivere una vita più giusta e più bella?
Don Gabriele
Vicario parrocchiale