DON GABRIELE COMMENTA IL VANGELO: TERZA DOPO IL MARTIRIO DI S. GIOVANNI



Nel Vangelo di oggi, piuttosto complesso, possiamo riconoscere due punti centrali. Il primo riguarda la rivelazione che Gesù fa di se stesso come Figlio del Padre: “Come il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso e gli ha dato il potere di giudicare”. E aggiunge: “Da me non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato”. Ancora una volta traspare da queste parole di Gesù la sua intima unione con il Padre: il Padre dona tutto a Gesù, e Gesù fa tutto in obbedienza al Padre.

In particolare, l’affermazione di Gesù: “I morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata vivranno”, va riferita alla morte spirituale, mentre il potere di giudicare va riferito alla morte fisica.

La seconda parte di questo Vangelo riguarda invece la testimonianza che Gesù dice di non ricevere dagli uomini, nemmeno dalla testimonianza di Giovanni Battista, ma dal Padre, attraverso il compimento delle opere che gli ha dato da compiere, come disse alla risurrezione di Lazzaro: “Padre ti ringrazio; sapevo che sempre mi dai ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato”.

Quale insegnamento possiamo raccogliere per la nostra vita?

A volte sembriamo ammalati di “praticità”: diciamo che sono le cose pratiche, materiali quelli che contano.

Ma se ci capitasse di vivere accanto a qualcuno che non si sente amato da nessuno o provassimo noi stessi questo sentimento, capiremmo cosa vuol dire passare come dalla morte alla vita se sentissimo una parola credibile ed efficace di perdono, di incoraggiamento, di amore.

Il Vangelo di oggi non ci chiede cose da fare, ma accogliere quella parola di Gesù nella quale risuona l’amore del Padre per noi.

Secondo la bella espressione della Liturgia, Gesù è la mano che il Padre tende a noi peccatori: stringiamo quella mano quando facciamo nostra la parola di Gesù o accogliamo i suoi gesti nei sacramenti.

Se tutto questo fosse fatto con sincerità da parte nostra, nonostante le nostre debolezze, capiremmo come non è una cosa astratta, ma è semplicemente la realtà invisibile ma vera che Gesù ci ha rivelato e nella quale ci vuole introdurre perché anche noi partecipiamo a quella pienezza di vita che c’è nel Padre e in Lui.


Don Gabriele

Vicario parrrocchiale

 

 

 

 

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