Nel Vangelo di domenica scorsa Gesù chiedeva ai suoi discepoli di amare i propri nemici: l’amore di Dio verso noi uomini si rivolge assolutamente a tutti, al punto che chi accoglie o rifiuta qualunque proprio prossimo, accoglie o rifiuta Dio stesso. Ma oggi il Vangelo ha questo specifico motivo: “perché siete miei discepoli”. È una realtà ben grande quella che portiamo in noi: essere segni di Dio stesso: “Chi accoglie voi, accoglie me”. Noi ci troviamo a volte fra coloro che danno accoglienza a chi viene a noi nel nome del Signore, e a volte siamo noi a ricevere questa accoglienza. Diamo accoglienza non solo quando accogliamo in casa nostra una persona religiosa, ma soprattutto quando accogliamo in noi la parola che quella persona ci porta; dice Gesù: “Chi ascolta voi, ascolta me”.
C’è in queste parole il dovere per il discepolo di attingere da Gesù le parole che dice, ma poi gli altri devono saperlo accogliere e ascoltare come colui che ci ripropone la parola di Gesù.
È l’atteggiamento che dobbiamo avere quando ascoltiamo chi ci parla in nome di Gesù: Papa, Vescovi, sacerdoti, ma anche genitori e semplici cristiani.
A volte, invece, siamo noi stessi a ricevere accoglienza e ascolto perché la nostra presenza e la nostra parola sono fatte nel nome del Signore.
Quante volte capita a un sacerdote di essere accolto bene così, e non solo per buona educazione.
È bello e confortante pensare che quella riconoscenza che noi non riusciamo a esprimere, Dio non mancherà di darla:
“Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa”.
Questo Vangelo ci insegna ad accogliere missionari, sacerdoti, persone consacrate che in modo più evidente vengono a noi nel nome del Signore; ma quante volte genitori, educatori, semplici cristiani sanno trovare parole e gesti squisitamente evangelici.
Purtroppo a volte queste persone non solo non vengono ascoltate, ma vengono derise e rifiutate.
Sono i profeti, i giusti, i piccoli dei quali parla Gesù e nei quali si identifica.
Oggi Gesù ci chiede che nelle nostre comunità, pur nella diversità dei nostri compiti, abbiamo ad avere stima gli uni per gli altri, e Lui stesso si fa garante della ricompensa.
Don Gabriele
Vicario parrocchiale