DON GABRIELE COMMENTA IL VANGELO DELLA DOMENICA DI GESÙ RE DELL’UNIVERSO



Il Vangelo di questa ultima domenica dell’anno liturgico ci presenta l’immagine grandiosa di Cristo Re e giudice dell’universo: verso di Lui cammina tutta la storia. Gesù ha sempre rifiutato il titolo di re per il pericolo di essere confuso con i re di questo mondo: lo affermerà solo alla fine, davanti a Pilato, dicendo però che il suo regno non è di questo mondo. Il pericolo di confondere questi modi di essere re c’è ancora oggi: riguarda chi ha responsabilità di governo, o nei vari ambiti della vita civile o nella Chiesa e perfino nelle famiglie. Gesù ci insegna che la sua regalità si esprime nel prendersi cura di coloro che gli sono stati affidati dal Padre, fino a sacrificarsi per loro.

Sta in questo la grandezza e la dignità regale di Gesù e di quanti accettano di seguirlo per questa strada: “I re delle nazioni dominano su di esse; fra voi però non sia così, ma chi governa sia come colui che serve”.

Il Vangelo di oggi ci presenta Gesù quando si manifesterà nella sua gloria: è bello pensare che i segni della sua passione, come li mostrò a Tommaso che mise il dito nelle sue piaghe, saranno glorificati.

Non sappiamo come questo avverrà; ma con quelle piaghe di Gesù glorificate vogliamo onorare e benedire tante piaghe di papà e di mamme, di uomini e donne che hanno vissuto la loro vita per servire.

Il Vangelo ce ne parla facendoci immaginare il giudizio finale di Gesù: a tutti era destinato il Regno, ma solo coloro che avranno vissuto la loro vita per servire i fratelli potranno prenderne parte.

Se abbiamo il cuore non chiuso egoisticamente su noi stessi, non possiamo non essere contenti che il Signore saprà ritenere fatto a sé anche il bene che senza saperlo sarà stato fatto ad altri: nell’esperienza di una adolescente ebrea che veniva trasferita dalla prigione di Milano ad Auschwitz, si legge come gli altri carcerati ebbero per loro ebrei parole e gesti di carità che altri non ebbero.

Sono così abbattuti tutti gli steccati che noi innalziamo per dividerci, perfino quelli religiosi: ed è bello vedere che Gesù sa cogliere il bene da chiunque venga compiuto.

È invece di forte ammonimento la seconda parte del giudizio nella quale vengono respinti coloro che sembra credessero in Gesù, ma non lo seppero riconoscere nei loro fratelli: “Quando mai ti abbiamo visto e non ti abbiamo assistito?”.

Questo ci insegna ancora una volta che Gesù vuole essere amato nella concretezza della vita, in particolare nel modo di come ci prendiamo cura gli uni degli altri, oltre tutte le divisioni che noi facciamo.

Alla fine della nostra vita personale e della storia del mondo conterà solo questo: se avremo amato.


Don Gabriele

Vicario parrocchiale

 

 

 

 

 

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