DON GABRIELE COMMENTA IL VANGELO DELLA 1ª DOMENICA DI AVVENTO



La festa di domenica scorsa ci ha ricordato come tutta la storia umana cammina verso Gesù Re e giudice dell’universo. Il Vangelo di questa prima domenica di Avvento ci ripropone il ritorno di Cristo alla fine dei tempi. Nel discorso di Gesù ci sono immagini che non sappiamo definire con esattezza come i segni nel cielo o lo sconvolgimento dei popoli, e altre parole che si riferiscono alla distruzione del tempio di Gerusalemme ad opera dei Romani. Ciò che conta non è cercare una corrispondenza esatta, fin nei particolari, alle sue parole, ma cogliere l’ammonimento complessivo alla vigilanza e all’attesa per il suo ritorno.

Cogliamo qui un primo richiamo: noi crediamo alle parole di Gesù, ma in fondo non avvertiamo come imminente il suo ritorno fra noi: del resto non sappiamo né quando, né come avverrà.

Resta però l’ammonimento alla vigilanza e alla preparazione all’incontro con Lui alla fine della nostra vita personale, consapevoli che la distrazione da questo è la tentazione tipica del nostro mondo, con tutte le ubriacature che i tanti falsi profeti ci propongono.

Da qui l’invito di Gesù alla perseveranza perché solo “Chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato”.

Ma anche questo Vangelo si conclude, come sempre, con parole di speranza.

La prima: “Quando comparirà il Figlio dell’Uomo, allora tutte le tribù della terra si percuoteranno il petto”: sono parole che fanno pensare al gesto di pentimento del centurione alla crocifissione di Gesù e alle parole di Gesù stesso: “Quando sarò elevato da terra attirerò tutti a me”.

La salvezza si compie quando davanti all’innocenza e all’amore totale di Gesù per noi, che giunge fino ai suoi nemici, non solo la nostra cattiveria, ma le nostre superbia e presunzione di essere giusti si sciolgono nel pentimento sincero.

La seconda parola di speranza è la promessa: “Quando il Figlio dell’’Uomo verrà, manderà i suoi angeli a radunare i suoi eletti da un estremo all’altro del cielo”.

Sono parole di speranza di cui abbiamo bisogno perché, nella attesa dell’incontro con Lui, non abbiamo a smarrirci dietro a facili e false illusioni che tanto facilmente il mondo ci propone.

Gesù ha pregato per noi dicendo “Sono nel mondo, ma non sono del mondo: Padre, conservali tu”; a volte è molto faticosa questa nostra vita terrena, ma accompagnati da questa sua preghiera, camminiamo nel mondo con una fiducia più grande di ogni avversità, nell’’attesa dell’incontro finale con Lui, benedetto nei secoli.

Parole lontane o più semplicemente il traguardo della nostra vita?


Don Gabriele

Vicario parrocchiale

 

 

 

 

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