LECCO – La promessa è attraente, credibilissima e attendibile – in quanto del tutto coerente con le recenti politiche di incentivazione delle piccole e medie imprese: un finanziamento garantito dallo Stato a un tasso molto basso (lo 0,8% annuo) e senza pastoie e rallentamenti. Oltretutto, proposto da una primaria banca nazionale.
La società editrice di Valsassinanews e degli altri quotidiani on line del network IperG (Lecconews, Lario News eccetera) riceve una mail dettagliata, si interessa e approfondisce, compila i moduli necessari e si tiene in contatto con i promotori.
Nella giornata di venerdì (ieri) è previsto l’incontro nella nostra sede per le firme e la concessione del finanziamento; unica prescrizione, sottoscrivere anticipatamente una “polizza di assicurazione” contratta con un’altra impresa, importante e notissima nel settore. 420 euro, una cifra tutto sommato accettabile in proporzione a uno stanziamento che vale qualche decina di migliaia di euro.
Il problema sorge quando gli uffici dell’editore di VN si accingono a saldare quei 420 euro. Perché saltano all’occhio un paio di perplessità: la prima è che a beneficiare del pagamento per la polizza è la filiale “UK” della compagnia assicurativa italiana. E passi. Ma è soprattutto il secondo dubbio a fermare le procedure e far partire le necessarie verifiche del caso: l’IBAN di destinazione del bonifico è ungherese, i soldi andrebbero a finire in una banca magiara. In sostanza: stipuli un contratto che vede protagonisti istituto di credito a assicurazione italiani ma vai a finire in Gran Bretagna e Ungheria…
Ce n’è abbastanza da far sollevare qualche sopracciglio. Il tempo di un paio di ricerche on line, che aumentano le perplessità e venerdì mattina – a poche ore dall’incontro con i funzionari (tutti con nomi e cognomi, che si riveleranno poi puntualmente fasulli) per firmare il contratto – la controprova definitiva: dalla redazione telefoniamo alla banca italiana e la truffa emerge plasticamente. Gli uffici centrali e quello che cura i rapporti con i media si attivano, confermano che una proposta di erogazione di credito come quella da noi ricevuta non esiste, che i nomi citati e le circostanze sono del tutto falsi. In pochi minuti, dall’istituto di credito parte anche una denuncia contro ignoti per la tentata frode .
Questo articolo vuole mettere sull’avviso le aziende che potrebbero ricevere una proposta come quella arrivata a IperG. E nonostante la banca messa in mezzo al tentativo di raggiro ci abbia chiesto di non fare il suo nome, ci sono dettagli a sufficienza per porre in allerta eventuali oggetti di analoghi tranelli. Prima di tutto (e abbiamo verificato che la truffa avviene così, sistematicamente), l’inizio dell’imbroglio appare invece talmente attendibile che l’email per far “abboccare” le ditte arriva con una Pec – Posta elettronica certificata – alla casella Pec del “pollo” da spennare. I moduli sono su carta intestata della grossa banca, i contatti vengono tenuti solo via cellulare da un tale Luigi Di Stefano (ovviamente un nome falso, così come quelli dei dottori Maurizio Toscani e Augusto Micheli, che firmano la delibera di concessione del finanziamento).
L’altro particolare ricorrente è la richiesta di saldo della polizza, ovvero l’oggetto della truffa, almeno 24 ore prima dell’incontro per le firme.
Nel caso specifico, noi non abbiamo versato la somma richiesta per “assicurare il finanziamento” e malgrado uno scambio di sms col famoso sig. Di Stefano, nessuno si è presentato all’appuntamento nella nostra sede. Incontro che, come confermato dalle forze dell’ordine, non sarebbe mai avvenuto: se paghi, oltre ai soldi spariscono anche i “proponenti”, se non lo fai i truffatori mangiano la foglia e mollano il colpo. Con te. Tanto, di società sul mercato buone da abbordare ce ne sono migliaia e migliaia.
Impresa lettrice avvisata, impresa mezza salvata…
VN
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