DON GABRIELE COMMENTA IL VANGELO DELLA SECONDA DOMENICA DI AVVENTO



C’è una parola che emerge nel Vangelo di oggi: “Razza di vipere”, è quanto grida Giovanni Battista a quei giudei che si avvicinavano al suo battesimo, ma in cuor loro rimanevano immobili nelle loro convinzioni. Questa parola chiede anche a noi docilità sincera e profonda all’invito alla conversione per poter accogliere il Signore. Leggendo attentamente il Vangelo traspare però soprattutto la trepidazione per un compimento gioioso di salvezza. Già lo preannunciava il profeta Baruc: “Guarda a oriente, Gerusalemme, e osserva la gioia che ti viene dal tuo Dio: i tuoi figli, un tempo deportati a Babilonia, ora fanno ritorno esultanti per il tuo Dio”.

Come pure Paolo, citando Isaia, dice: “Spunterà un rampollo di Iesse per governare le nazioni: in lui le nazioni spereranno ”: Iesse è Davide, e Gesù sarà suo discendente.

Il Vangelo ci riporta la predicazione di Giovanni Battista: non è una predicazione fatta secondo la sua idea: in un momento preciso della storia umana, come ci è ricordato con notizie storiche precise, “La parola di Dio venne su Giovanni”: è Dio che entra nella nostra storia.

Anche oggi Dio ci invita a prepararci ad accoglierlo attraverso quanto predicava Giovanni: “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri”.

Nel brano del profeta Baruc era Dio che spianava la strada per i deportati che facevano ritorno a Gerusalemme, ma qui siamo noi a dover spianare le nostre strade perché il Signore possa giungere a noi: valli colmate e dossi spianati sono l’umiltà invece della superbia e dell’orgoglio, e la sincerità invece della falsità e delle finzioni.

Sono questi atteggiamenti gli ostacoli che ciascuno deve rimuovere se vuole che il Signore possa raggiungerlo e portargli la sua salvezza.

Tolti questo ostacoli, come sono poi belle le istruzioni che Giovanni dà a chi gli domanda cose deve fare: alle folle dice: “Date da mangiare a chi non ne ha”; ai pubblicani (gli esattori delle tasse): “Non esigete più di quanto vi è stato fissato”; ai soldati: “Non maltrattate e non estorcete nulla a nessuno”.

Come a dire che è nelle cose comuni della nostra vita, nei nostri doveri quotidiani che dobbiamo preparare la strada al Signore che viene a noi per portarci la sua salvezza.

Noi fatichiamo a comprenderlo, e continuiamo a cercare la riuscita di noi stessi attraverso il voler prevalere sugli altri e le nostre falsità piccole o grandi, senza accorgerci che sono proprio queste le cose che ci tengono prigionieri e ci tolgono la gioia.

Umiltà e sincerità sono le condizioni per poter accogliere in noi Gesù, perché lui è stato così! e vivere anche noi quella libertà e gioia che costituiscono la sua salvezza.


Don Gabriele

Vicario parrocchiale

 

 

 

 

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