CASSINA/PREMANA – “Per me è come se fosse il suo funerale, che mio papà non ha mai avuto”. Poche parole che più di ogni altra formula di circostanza racchiudono l’emozione e la gratitudine di Giuseppe Combi, accogliendo oggi a Cassina la posa della pietra d’inciampo in ricordo del padre Rinaldo.
Classe 1910, Rinaldo Combi venne deportato nel 1943 nel lager di Schleusingen dove morì il 26 giugno del 1945. La mattonella di ottone “simbolo di luce e brillantezza” è stata incastonata nella piazza del borgo dell’altopiano, ai piedi del monumento ai Caduti e accanto al busto del beato Teresio Olivelli, esemplare figura della disobbedienza al fascismo, della Resistenza, assassinato durante la prigionia in Germania.
La seconda pietra d’inciampo è stata posata nel pomeriggio a Premana, in piazza del Consiglio, in memoria di Giovanni Battista Todeschini. Nato nel 1915, venne arrestato nel 1944 e deportato a Mauthausen dove morì assassinato l’11 aprile 1945. La sua storia è stata recentemente riscoperta grazie alla pubblicazione da parte dell’Anpi Valsassina del quaderno (il quarto di quattro) pervenuto sino a noi e in cui il premanese annotava minuziosamente le sue vicende.
“Se siamo qui – ha commentato Chiara Narciso, sindaco di Oggiono – è perché qualcuno ha avuto tempo e voglia e energia per fare ricerche e fare emergere storie che ci permettessero di capire quanto è accaduto. Più passa il tempo, più sarà difficile ricordarsene, ci vorrà uno sforzo di volontà. Chi è tornato da quella tragedia per anni non ne ha parlato, poi ha compreso l’importanza di rielaborare e trasmettere quel vissuto per evitare che si potesse ripetere. Non fermiamoci alle celebrazioni dovute, trasformiamole in veri momenti di riflessione”.
Il prefetto Sergio Pomponio ha ricordato le pietre d’inciampo posate durante il suo servizio a Venezia, nel ghetto ebraico che oggi è puntellato da questi sampietrini luminosi. “Non c’è nulla di superiore alla verità – ha ricordato -, ideali di giustizia, libertà e solidarietà saranno sempre vincenti e anche questo vogliono dirci le pietre d’inciampo. I deportati non sono eroi, sono persone normali che però hanno detto no di fronte alla violenza”.
Cesare Canepari
Immagini da Cassina
Immagini da Premana