DON GABRIELE COMMENTA IL VANGELO: PENULTIMA DOMENICA DOPO L’EPIFANIA “DELLA DIVINA CLEMENZA”



Oggi Gesù ci parla attraverso il processo a una donna adultera, come è descritto nel Vangelo. Sono tre i protagonisti di questa pagina: gli accusatori: scribi e farisei, l’accusata: la donna sorpresa in adulterio, il giudice: Gesù. Gli accusatori, oltre a essere rigorosamente e freddamente legati alla Legge, non sono sinceri perché vogliono mettere alla prova Gesù: sarà obbediente alla Legge o userà misericordia?

E quando Gesù dice: “Chi è senza peccato scagli per primo la pietra contro di lei”, tutti se ne vanno a cominciare dai più anziani: già è gravissimo quando un giovane ruba la moglie a un altro, ma quando è un anziano a fare questo è ancora più squallido e grave.

La donna non ha certamente la baldanza di certi imputati che vediamo a volte nei nostri tribunali: è significativo che taccia e non si discolpi.

Forse avrebbe potuto a sua volta accusare qualcuno dei presenti; e invece non dice una parola.

Con il suo silenzio sembra considerare solo la propria colpa e non quella degli altri, neppure come parziale giustificazione della propria.

Alla fine rimane solo la donna con Gesù, l’unico innocente, che un giorno potrà dire ai suoi accusatori: “Chi di voi può accusarmi di peccato?”.

Avrebbe potuto emettere una sentenza di condanna come prescriveva la Legge, e invece dice “Neppure io ti condan-no”, che equivale a dire “Io ti perdono”:

Mettersi al di sopra della Legge e perdonare erano prerogative di Dio: così facendo Gesù si pone alla pari di Dio e ci manifesta i sentimenti di Dio verso di noi.

Nessuno come Dio disapprova il peccato; eppure ha dato perfino il suo unico Figlio perché il peccatore si salvi.

Questo Vangelo è una pagina ricchissima d’insegnamenti anche per noi.

Ne raccogliamo almeno due: ci indica come presentarci davanti al giudizio di Dio, ad esempio quando ci confessiamo, mettendo i nostri peccati prima di quelli degli altri, senza cercare in essi una nostra giustificazione; condannare il peccato, ma desiderare il cambiamento del peccatore. Rimasti soli, chissà se Gesù ha teso la mano a quella donna per rialzarla?

Il Vangelo non lo dice, ma è bello ricordare ancora una volta l’espressione della Liturgia: “Gesù è la mano che il Padre tende a noi peccatori”.

Don Gabriele
Vicario parrocchiale

 

 

 

 

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