Il Vangelo di questa 4a domenica di Quaresima ci presenta la guarigione del cieco nato. Raccogliamo tre spunti di riflessione da applicare alla nostra vita. Anzitutto proviamo a immaginare lo stupore provato dalla gente nel vedere quell’uomo guarito dalla sua cecità, mentre prima era un povero mendicante che viveva della loro elemosina. Eppure non è bastato il miracolo perchè i Giudei vincessero i loro pregiudizi e i genitori del cieco guarito vincessero la paura. Nasce qui la prima considerazione tanto vera anche per noi: quante volte pregiudizi e paura rendono ciechi la mente e il cuore più della cecità degli occhi.
Ci chiediamo poi: in quale modo ci possiamo ritrovare nella persona del cieco? Cecità, esclusione e solitudine sono le condizioni del cieco. La nostra somiglianza con lui non sta nella cecità materiale, ma nella cecità verso i valori più veri verso i quali ci guida la Legge di Dio, come ci è ricordato nelle prime due letture.
L’esclusione e la solitudine in cui viene a trovarsi quel cieco guarito ci ricorda come anche la nostra vita può essere segnata da esclusione e solitudine; in particolare quando questo avviene per Gesù, come fu per quel cieco.
È la discriminazione che spesso subisce chi vuole essere fedele a Gesù: succede nella politica e nell’economia, a scuola e nei luoghi di lavoro, e anche nelle stesse famiglie.
Ma il punto a cui conduce tutta questa pagina è la rivelazione che Gesù fa di se stesso al cieco.
Immaginiamo il cieco guarito con due sentimenti opposti nel cuore: la contentezza perché ora vede, e la delusione perché si sente escluso ed evitato, perfino dai propri genitori.
In questo buio dell’anima ecco il nuovo incontro con Gesù: “Credi tu nel Figlio dell’Uomo?”, un titolo che nel Vangelo esprime come Gesù raggiungerà la gloria nel suo innalzamento sulla croce.
E il cieco: “Credo, Signore”, e gli si prostrò davanti.
È a questo punto che Gesù è riconosciuto e accolto da quel cieco non più soltanto come guaritore dei suoi occhi, ma luce per tutta la sua vita.
In conclusione, il Vangelo di oggi ci invita a riconoscerci nelle esperienza di vita del cieco, a percorrere con lui un cammino libero da pregiudizi e paure, attraverso incomprensioni e solitudini pur di rimanere fedeli alla realtà e a quanto comincia-mo a capire, fino all’incontro finale e personale con Gesù.
Don Gabriele
Vicario parrocchiale