CASARGO – Il Grande Vecchio della Val Marcia non ha bisogno di presentazioni, con le sue maestose chiome ha attraversato epoche storiche e intere generazioni offrendo da sempre riparo e ombra ai viandanti di passaggio. Quando la sua corsa verso l’alto è iniziata verosimilmente si stava consumando l’epoca napoleonica, il che ha dell’incredibile se pensiamo che il soggetto in questione è un essere vivente e più precisamente un faggio plurisecolare nato da un seme che può stare sulla punta del dito indice. Ancora più straordinario è pensare quante volte i cicli stagionali abbiano interessato le sue rigogliose fronde in un moto perpetuo che ancora oggi non è concluso.
Per l’esattezza il Fodon, così lo chiamano con un po’ di riverenza gli amici e conoscenti, ha saldato generazioni di padri con i figli, perchè anche ai giorni nostri in molti conservano nella memoria qualche racconto in cui il Fodon era incontestabile punto cardinale oppure cornice ad aneddoti, leggende o più semplicemente parte di ricordi che si tramandano, tanto che non è azzardato attribuirgli un posto speciale in quello che può essere ritenuto il lessico familiare entro il vissuto di ognuno di noi.
Come a tutti i grandi anziani il tempo ha presentato il conto anche al Fodon, così lo scorso anno l’Amministrazione comunale di Casargo ha incaricato un esperto, l’agronomo Giorgetti di Varese, a compiere uno studio per individuare le misure conservative in grado di preservare il grande faggio. La locale Pro Loco di Casargo ha raccolto l’appello e unendo le forze ha organizzato un evento estivo molto partecipato, il Viviamo Casargo Day, con il quale sono state raccolte le risorse necessarie (2900 euro più iva finanziate per 1900 euro dalla Pro Loco) da destinare al Fodon.
Così pochi giorni fa con il risveglio del Fodon e non da ultimo con lo stabilizzarsi delle condizioni meteo, esperti tree climber, coordinati dal giardiniere Marco Gusmeroli, lo hanno raggiunto per applicare speciali tiranti ad alcuni dei suoi rami così da alleggerire il peso dei suoi anni e per curare alcune lesioni dei rami che potrebbero divenire veicolo di agenti patogeni responsabili dell’aggravarsi di processi degenerativi. L’auspicio è quello che questa particolare cura funzioni e possa allungare quanto più possibile la conservazione in salute del grande faggio.
Ma come tutti i grandi anziani, anche il Fodon ha tante storie ed esperienze da raccontare, così l’Amministrazione Comunale, grazie anche all’opera di diversi volontari, è intervenuta sul sentiero che conduce a lui, curandone la manutenzione e posizionando lungo i sentieri la necessaria segnaletica.
Si può andare a trovare il faggio del Piancone partendo dal sentiero che dalla zona industriale di Premana attraversa il torrente Varrone e proseguendo per il rifugio Ariale e poi per l’Alpe Chiarino (circa due ore di cammino) oppure si raggiunge il Fodon dal rifugio Ombrega, raggiungibile da Paglio/Betulle, percorrendo il versante della Val Marcia, ai piedi del Pizzo Cornagiera, attraversando la terrazza panoramica sulla incontaminata Val Marcia del Sasso Dirotto, immersi in un faggeto spettacolare (dal Rifugio/Osservatorio Ombrega-Faggio del Piancone un’ora e quarantacinque minuti). Entrambi i percorsi presentano un livello di difficoltà media e sono percorribili calzando scarpe da trekking in montagna.