BARZIO – Domenica 9 luglio è stato ricordato a Barzio a 24 anni dalla morte don Francesco Pedretti fondatore del COE – Centro Orientamento Educativo. La messa, in una chiesa piena di fedeli, è stata presieduta da monsignor Erminio De Scalzi e concelebrata dal parroco della Comunità pastorale dell’altopiano don Lucio Galbiati e da sette sacerdoti dell’ associazione e animata dal coro Elikia.
Don Pedretti, come ha sottolineato nell’omelia monsignor De Scalzi, sognava un mondo nuovo. Per la festa del suo settantasettesimo anno gli fu regalato un caleidoscopio, un dono simbolico per dirgli grazie d’aver aiutato tante persone a vedere il mondo e la vita come un intreccio sempre nuovo di luci e di colori, un disegno che si scopre e riscopre nella sua infinita bellezza e originalità ed è gioia al di là delle sofferenze che inevitabili attraversano la storia di ogni uomo. Don Francesco vedeva all’orizzonte di ogni vicenda umana una presenza rassicurante e per questo sapeva comunicare serenità e pace.
“Chi ha conosciuto don Francesco non potrà facilmente dimenticare l’entusiasmo e la gioia con cui veniva da lui accolto, sempre, sia quando tutto sembrava bello e rispondente alle attese, sia quando le circostanze rendevano meno facile l’incontro e il dialogo – ha raccontato De Scalzi che è anche stato suo allievo -. Ogni persona che incontrava era per lui significativa: era un dono di Dio in quell’attimo della sua storia ed egli lo accoglieva come possibilità di crescita reciproca e di impegno comune nel rendere il mondo più giusto e più bello. A chi veniva a fargli visita don Francesco voleva sempre esprimere la gioia dell’incontro anche con un piccolo dono, magari un semplice dolce o un libro oppure un suo “diario”, uno di quei diari che egli scriveva, per le persone più vicine e per tutti gli amici, durante i suoi viaggi e, come egli diceva spesso, offriva con umiltà come piccolo segno d’affetto, per condividere l’esperienza e rafforzare la comunione”.
Il sacerdote ha lasciato l’esempio di una vita semplice, limpida, povera, eppure capace di finalizzare con competenza, con coraggio e creatività le risorse che la Provvidenza metteva sul suo cammino. Una missione sacerdotale vissuta in comunione profonda con la Chiesa che è a Milano e con la Chiesa Universale. Un uomo tollerante e comprensivo che andava diritto al fondo delle cose. Un uomo dalle molte vite, coerenti ad un unico ideale: essere discepolo e servo fedele che sa far fruttare i talenti. Per questo, in un presente che appare spesso tormentato da mille incertezze e paure, la vita di don Francesco, intessuta sì di problemi e di fatica ma sempre tradotta in gioiosa fiducia nel Signore, resta per me e per chi come me l’ha conosciuto da vicino, un invito a sperare il futuro come “un tempo nuovo di solidarietà in cui fiorirà la pace”.
Don Francesco ha scritto ben 74 diari che sono stati pubblicati e che trovate qui.