DON GABRIELE COMMENTA LE LETTURE DELLA FESTA DELLA TRASFIGURAZIONE



Quest’anno, in questa prima domenica di agosto, celebriamo la Festa della trasfigurazione di Gesù. Nella seconda lettura, Pietro ci parla da testimone di quell’evento luminoso, ma forse non ancora del tutto compreso: lui, che solo 6 giorni prima aveva detto a Gesù, che parlava della sua imminente passione: “Non sia mai che ti accada questo”. La Trasfigurazione di Gesù deve essere apparsa ai 3 apostoli presenti come uno squarcio nella umanità di Gesù, così che si rivelasse anche la sua vera natura di Figlio del Padre.

Sta qui la prima riflessione che possiamo esprimere con le parole che immaginiamo di Pietro: “E’ mai possibile che questo Figlio del Padre, che ci appare in una luminosità che neppure sappiamo esprimere, debba subire la passione e la morte?”.

E se invece la Trasfigurazione di Gesù fosse proprio un aiuto per la loro fede, per continuare a credere nel Figlio del Padre anche quando lo avrebbero visto sfigurato e morto in croce?

La fede in Gesù non può evitare queste considerazioni perché è così che si manifesta il paradosso di Dio: il suo abbassamento nonostante la sua infinita altezza, la sua umiltà nonostante la sua potenza.

Ed è così che si rivela il suo infinito amore per noi.

La Trasfigurazione di Gesù è anche il segno evidente delle parole del Padre: “Questi il Figlio mio, l’amato; in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo!”.

Qui non si tratta solo della comunione perfetta che unisce da sempre il Figlio al Padre; ma è il compiacimento del Padre verso quel Figlio che, fattosi uomo, ha vissuto in tutto dentro la volontà del Padre.

E la gloria della Trasfigurazione è visione anticipata della gloria che il Padre riserverà al Figlio dopo la sua morte, proprio per la sua obbedienza.

Infine, ricordiamo le parole molto espressive di Pietro:

“Signore, è bello per noi stare qui”.

Non è sempre per noi così; eppure quante esperienze autentiche raccontate nel Vangelo dicono la bellezza dello stare con Gesù: i bambini che accorrevano a lui, le folle che non stancavano di seguirlo per ascoltarlo, la donna che dalla folla proclamò beata la madre che lo aveva allattato.

“È bello per noi stare qui”: non è la gioia sguaiata o violenta e che ti lascia vuoto; è la gioia che nasce dal sentirti avvolto dall’amore del Padre e di Gesù: un amore inesauribile, eppure non soffocante, ma che ti lascia libero e lieto.

Anche questo è un anticipo di eternità.

Don Gabriele
Vicario parrocchiale

 

 

 

 

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