DON GABRIELE COMMENTA IL VANGELO DELLA DOMENICA PRIMA DEL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI



È significativo che in questa domenica, che precede la festa del martirio di Giovanni Battista, la Liturgia ci proponga questo Vangelo. All’ingerenza violenta dello stato personificato da Erode che ordina la morte del Battista per la sua predicazione morale (“non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello”), fa riscontro, nella prima lettura, la pretesa del Re Antioco di imporre agli ebrei la religione pagana. Va detto che non solo i greci non avevano il diritto di imporre la propria religione agli ebrei, ma neppure viceversa: la convinzione della verità della propria religione non dà il diritto di imporla alla coscienza degli altri.

Gesù nel Vangelo ci propone un principio fondamentale, particolarmente prezioso oggi nella civiltà multietnica in cui viviamo.

Farisei ed erodiani tendono a Gesù un tranello per poterlo accusare se avesse dichiarato illecito il pagamento delle tasse imposte dai Romani; Gesù coglie invece l‘occasione per affermare il primato di Dio: “Date a Cesare quel che è di Cesare, e a Dio quel che è di Dio”.

Quale insegnamento trarre da questo Vangelo?

Un primo insegnamento è l’autonomia dello Stato in ciò che è di sua competenza, e dovere per tutti di rispettarne le leggi giuste.
Un secondo insegnamento è il riconoscimento che lo Stato deve a ogni persona di poter esprimere la propria religione.
Se c’è stato un tempo in cui la religione, nel nostro caso la Chiesa, voleva imporsi allo Stato, oggi è il mondo che vorrebbe scardinare la coscienza religiosa nell’uomo.

Da una parte vorrebbe decretare la morte o, quanto meno, l’inutilità di Dio; dall’altra vorrebbe cambiare le leggi del vivere iscritte non solo nella Parola di Dio, ma nella natura e nella nostra stessa coscienza.

È sempre Gesù che nel Vangelo ci insegna a vivere “nel mondo”, ma a non essere “del mondo”: e per questo ha pregato.

“Date a Cesare quel che è di Cesare”: mio papà diceva che solo una volta il Re gli aveva scritto: era stato per mandarlo in guerra in Russia.

Riconosciamo che lo Stato non è tutto qui, e noi dobbiamo essere cittadini onesti in tutto ciò che è giusto.

“Date a Dio quel che è di Dio”: lo chiede alla nostra coscienza con il volto serio e sfigurato, con il silenzio più forte della voce, del Figlio suo Crocifisso.


Don Gabriele

Vicario parrocchiale

 

 

 

 

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