DON GABRIELE COMMENTA IL VANGELO/SECONDA DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI



Il Vangelo di oggi ci porta a quando Gesù, per aver guarito un paralitico in giorno di sabato, disse: “Il Padre mio continua ad agire e anch’io agisco”, affermando così di essere Figlio del Padre e di agire sempre in comunione con Lui. Questo Vangelo ci introduce nella vita intima della Trinità e fa sorgere in noi tante domande. Non sappiamo rispondere a tutte, ma facciamo come Maria che “custodiva tutte queste cose nel suo cuore”. La prima cosa che appare evidente è come Gesù sia amato dal Padre e come, a sua volta, sia obbediente verso il Padre: di una obbedienza non servile, ma che nasce dall’amore. Potremmo chiederci: “perché il Padre non è andato Lui in croce, ma ha mandato il Figlio?”.

A questo modo ci affacciamo a quello che è il mistero intimo di Dio: non sappiamo cosa rispondere, ma possiamo pensare al dolore del Padre, come immaginiamo il dolore di Maria davanti alla Croce: non crocifissa nel corpo, ma nel cuore, nei sentimenti: un dolore liberamente accolto e motivato solo per l’amore verso di noi.

Ma quale rapporto c’è fra la vita intima di Dio e noi?

Al termine di questa pagina Gesù dice: “Chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato ha la vita eterna,

ed è passato dalla morte alla vita”.

Cosa vuol dire “credere” e “passare dalla morte alla vita”?

Credere che i rapporti fra le persone della Trinità siano improntate all’unità e all’amore, non è solo una nozione da sapere, ma è anche una proposta di vita da accogliere per passare dalla morte alla vita.

Vivere stretti nella morsa dell’egoismo è come essere in preda alla morte: viviamo sì, ma senza gioia.

E continuiamo a credere che la riuscita della nostra vita dipenda dalla abbondanza dei beni che abbiamo, o dall’imporci sugli altri, anche con la forza: tutti comportamenti che generano violenza, ingiustizie, divisioni.

La vita di Dio rivelata e proposta anche a noi è invece una vita animata da un amore tanto grande da saper chiedere e compiere perfino i più grandi sacrifici, e di farlo non semplicemente per dovere, ma per amore.

Come è fra il Padre e Gesù.

Già nelle nostre relazioni, soprattutto in famiglia, possiamo iniziare a sperimentare la libertà e la gioia che nascono da un amore così, fino a culminare nella comunione del Regno, quando, dice Gesù, “il Padre li farà sedere a tavola e passerà a servirli”.


Don Gabriele

Vicario parrocchiale

 

 

 

 

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