Oggi celebriamo la Giornata Missionaria Mondiale e le letture della S.Messa convergono sul mandato missionario che la Chiesa ha ricevuto da Gesù. Immagino che il nostro pensiero vada subito alle Missioni nel mondo, ma sempre più la missione è anche a casa nostra, nei nostri paesi, con le persone con le quali si svolge la nostra vita, a volte nelle nostre stesse famiglie. Quali indicazioni possiamo trarre da questa giornata e dalla Parola di Dio ascoltata?
Anzitutto non si tratta di proselitismo a tutti i costi, con l’insistenza di chi vuole che compriamo un certo prodotto; Gesù non toglie il fiato alle persone perché lo seguano; dopo la moltiplicazione dei pani e il suo discorso sulla Eucaristia, quando molti lo lasciarono, rivolto ai suoi discepoli disse: “Volete andarvene anche voi?”.
A nessuno di noi, genitore, prete o educatore, sta a cuore un nostro figlio o ragazzo come sta a cuore a Gesù; eppure Lui ci lascia liberi, perché non vuole che lo si segua per costrizione, ma per convinzione e per amore.
Si apre qui il grande capitolo dell’arte di educare in cui si combinano costrizione e libertà: dove la costrizione è destinata a diminuire con l’avanzare dell’età, e la libertà a crescere.
Educazione che non avviene anzitutto, nè tanto meno solo con le parole, ma principalmente con la propria testimonianza, che non è semplice coerenza, ma rimando a Gesù: Lui solo è il vero maestro e la misura di ciò che è veramente buono e onesto.
Infine, nel Vangelo ascoltato, Gesù stesso ci ha ricordato il cuore dell’annuncio cristiano: “Il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati”.
È l’annuncio di Gesù e della sua Pasqua.
Il momento della sua morte, che ci ricorda come Gesù si sia calato volontariamente nel nostro male più profondo fino ad accettare di essere Lui stesso colpito e sfigurato.
Ma anche il momento della sua risurrezione che dice: da parte del Padre l’approvazione verso Gesù, e per noi la possibilità del perdono e di una vita nuova.
Non lo diciamo con sicurezza e con orgoglio come se fossimo noi i padroni della fede, ma lo diciamo con umiltà, gratitudine e sicurezza fondata su Gesù: c’è un Dio sopra di noi, che incredibilmente ci ama, e che attraverso suo Figlio Gesù chiama anche noi a essere suoi figli.
Don Gabriele
Vicario parrocchiale