Nuovo episodio di Onkologik, rubrica di scienza e salute a cura di Paolo Ceriani, studente di biologia e autore dell’omonimo blog in cui argomenti scientifici vengono spiegati in modo semplice pur appoggiandosi su fonti autorevoli, un modo per rendere tematiche di settore più comprensibili a chi non appartenenti a questo ambito.
“In vino veritas, in aqua sanitas” è una frase attribuita al poeta latino Orazio e significa “nel vino c’è la verità, nell’acqua la salute”. Una citazione antica ma sempre vera.
L’alcol è una di quelle scoperte difficili da attribuire e localizzare nel tempo ma non ci ha mai abbandonato. A chi non è successo di alzare il calice per festeggiare un matrimonio, una laurea o una nuova nascita? Eppure inconsapevolmente mentre beviamo un bicchiere di vino alziamo non solo il calice ma anche il rischio di sviluppare un tumore, perciò sarebbe l’ideale non bere o quantomeno ridurne la quantità.
Cos’è l’alcol?
Quando parliamo dell’alcol nelle bevande ci riferiamo all’etanolo, noto anche come alcol etilico. Questa piccola molecola riesce ad entrare senza difficoltà nei tessuti e nella circolazione sanguigna, così diffonde nell’organismo.
L’alcol è stato classificato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come una droga psicoattiva, che modifica il funzionamento del cervello creando assuefazione, ossia il bisogno di aumentare la dose per ottenere lo stesso effetto.
Secondo l’OMS, l’Europa è il continente che consuma maggiormente alcol in tutto il mondo. Questa abitudine ha conseguenze negative sia a livello della salute sia a livello sociale.
Più di 30 anni fa, nel 1988 l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) l’ha classificato come agente cancerogeno di tipo 1, cioè tra quelle sostanze per cui esistono sufficienti prove scientifiche della loro capacità di causare tumori.
Il National Toxicology Program del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti, nel suo rapporto sugli agenti cancerogeni, elenca il consumo di bevande alcoliche come agente cancerogeno per l’uomo. I numeri diffusi tramite il rapporto Istisan dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) portano a stimare che una quota del 4% circa dei decessi per cancro è associata al consumo di alcol; significa che approssimativamente 20.000 vite si sarebbero salvate se avessero ridotto il consumo di alcol. Ad oggi esistono diversi studi che correlano il consumo di alcol con 7 tipologie di cancro, mentre studi ancora in corso hanno registrato prove che associano l’alcol a un aumento del rischio di tumore alla Prostata e al Pancreas e di Melanoma, un tumore della pelle.
- durante il metabolismo viene scomposto in diverse componenti come l’acetaldeide, una sostanza che può danneggiare il DNA e impedire i meccanismi di riparazione;
- genera molecole chimiche reattive che contengono ossigeno, note come specie reattive dell’ossigeno, che possono danneggiare il DNA;
- aumenta i livelli di determinati ormoni sessuali nel sangue, ciò è legato a un maggior rischio di sviluppare un cancro al seno;
- aumenta l’infiammazione, che è un percorso chiave per la progressione del cancro ed è potenziata dal consumo di alcol. Il frequente consumo di alcol può richiamare specifiche cellule immunitarie, monociti e macrofagi, nel microambiente tumorale (TME). Queste cellule producono specifiche molecole, note come citochine, alcune delle quali favoriscono il processo infiammatorio;
- secondo uno studio danneggia il sistema immunitario, così facendo la risposta immunitaria è meno efficace.
La combinazione di alcol e tabacco influisce sul rischio di cancro?
Gli studi dimostrano che le persone che fanno uso sia di alcol che di tabacco hanno un rischio maggiore di sviluppare tumori rispetto a chi fa uso solo di alcol o solo di tabacco, in quanto il rischio derivante dall’uso di tabacco si somma a quello dell’uso di alcol. Ne consegue un mix spaventoso.
La componente genetica influenza il rischio di tumori legati all’alcol?
Il rischio di tumori legati all’alcol è influenzato anche dalla componente genetica di una persona, in particolare dai geni che portano alla produzione di proteine coinvolte nella scomposizione (metabolizzazione) dell’alcol. L’organismo metabolizza l’alcol attraverso l’attività di una proteina chiamata alcol deidrogenasi (ADH), che converte l’etanolo in acetaldeide, che è cancerogena.
Molti individui di origine asiatica presentano una modificazione del gene che porta alla produzione di una forma di ADH “superattiva”. L’ADH superattiva accelera la scomposizione dell’alcol (etanolo) in acetaldeide tossica. Tra le persone di origine giapponese, i portatori di questa forma di ADH hanno un rischio maggiore di cancro al pancreas rispetto a quelli con la forma comune di ADH.
Oltre all’ADH è presente anche la proteina nota come aldeide deidrogenasi (ALDH), che scompone l’acetaldeide tossica in sostanze non tossiche. Alcune persone, in particolare quelle di origine asiatica, presentano una forma difettosa della proteina. Le persone che presentano l’ALDH anomala accumulano l’acetaldeide quando bevono alcol. La concentrazione di acetaldeide ha diversi effetti spiacevoli tanto che la maggior parte delle persone con questa forma difettosa non è in grado di consumare grandi quantità di alcolici e quindi ha un basso rischio di sviluppare tumori. Tuttavia, alcuni individui con la forma difettosa di ALDH possono diventare tolleranti agli effetti sgradevoli dell’acetaldeide e consumare grandi quantità di alcol, in questo modo hanno un rischio maggiore di sviluppare un cancro.
È tutto nelle nostre mani.
Contributo a cura di
L’oncologia semplificata con logica