DON STEFANO COMMENTA IL VANGELO DELLA TERZA DOMENICA DI AVVENTO



In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me».

Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce.

La pagina del vangelo ci riporta ancora all’importanza di testimonianze, come quella di Giovanni Battista, che ci donano la possibilità di illuminare la nostra vita, di spiegarne il senso, di illuminare scelte decisive perché la nostra stessa vita diventi bella. Ne abbiamo incontrate e ne conosciamo diverse. Parole ed esempi ci hanno fatto battere il cuore, ci hanno emozionato, ci hanno condotti a verità trascurate o addirittura dimenticate. Poi però tutto si è spento. Si sono spenti l’entusiasmo, la voglia di cambiare, di fare sul serio, di imitare i testimoni e magari di diventare luce per altri anche noi.

Cosa ci succede? È così forte il fascino di altre parole, di altre scelte di vita?

Ci spaventano i cambiamenti che dobbiamo realizzare?

Oppure ci scoraggia il cinismo di parole che ci arrivano addosso da ogni parte tipo: “intanto non cambia nulla…” “non ce la faremo mai….””l’uomo non cambia…” “a cosa serve essere buoni, misericordiosi, miti, giusti?”

Perché non riusciamo a stare nella luce che riceviamo in dono?

Il Vangelo di oggi ci invita a tenere vivo nel cuore ciò che ci accade quando ci troviamo di fronte a testimoni della grandezza di Giovanni Battista. È il primo pensiero che raccolgo dal Vangelo di questa domenica.

Poi Gesù quando parla di sé ci indica qualcosa che potrebbe davvero aiutarci.

”Le opere” dice Gesù “che il Padre mi ha dato di compiere, quelle stesse opere che sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato”. È il richiamo ai fatti che lui stesso compie e che secondo lui offrono una testimonianza ancora più forte e grande delle parole di Giovanni Battista. La custodia delle parole e degli esempi dei testimoni, il non spegnere la loro luce è possibile nella decisione di compiere gesti e scelte concrete come quelle da loro compiute. Ricordiamo quanto è importante ascoltare e mettere in pratica la parola anche per comprenderla sempre di più nella sua verità. Per capire meglio devo fare, realizzare con fedeltà quello che ho già compreso.

Un grande testimone me l’ha insegnato. Il piccolo fratello del Vangelo Arturo Paoli in ogni incontro con lui mi ha sempre ribadito: “camminando s’apre il cammino”. Il perdono si rivela in tutta  la sua forza veramente trasformante a me che perdono. Che ci sia più gioia nel dare che nel ricevere lo comprendo meglio ogni volta che dono veramente qualcosa. Che Dio è provvidenza lo capisco quando mi affido veramente a lui.

Il Signore ci doni in questo tempo di avvento la capacità di custodire testimonianze straordinarie con la nostra scelta personale di vivere nella concretezza della nostra vita ciò che da esse riceviamo come preziosissimo dono.

Don Stefano Colombo
Casa Paolo VI – Concenedo

 

 

 

 

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