DON STEFANO COMMENTA IL VANGELO DEL BATTESIMO DI GESÙ



Un salto di trent’anni. Dalla celebrazione della Epifania alla memoria del Battesimo di Gesù. Trent’anni vissuti a Nazareth come uno di noi. Dall’infanzia al primo atto pubblico scelto da Gesù. I trent’anni sono stati anni di preparazione alla vita pubblica oppure la vita pubblica è l’esplicitazione di ciò che sono stati i trent’anni di nascondimento? Anni e anni di preparazione al Vangelo o anni e anni a Nazareth di Vangelo? Mi piace molto questa seconda possibilità. È un vangelo bellissimo per noi la vita di Gesù a Nazareth improntata tutta sul desiderio di occuparsi delle cose del Padre (come disse a Maria e Giuseppe quando lo hanno ritrovati nel tempio tra i dottori) vivendo da fratello con tutte le persone che incontrava. Il vangelo è la famigliarità, la fraternità, la vicinanza, la condivisione di Dio in Gesù, la sua presenza tra noi che ci consente di guardare alla nostra quotidianità come realtà visitata da Dio, come qualcosa di sacro, qualcosa di valore inestimabile.

Nella cosiddetta vita pubblica Gesù espliciterà cosa rende “divina” la nostra “carne”, sacra la nostra vita di ogni giorno. Nella vita pubblica racconterà quali sono “le cose del Padre” che devono occupare il nostro cuore e diventare vita quotidiana. Spesso noi svalutiamo, se non addirittura denigriamo, la nostra quotidianità e viviamo in attesa di tempi, spazi, luoghi in cui potremo finalmente vivere da figli, da fratelli, da discepoli autentici di Gesù. Ma è qui e ora, sempre, che possiamo essere di Gesù.

Cosa ci dice la scelta del Battesimo? Ci dice che il peccato non tiene Dio lontano da noi, ci dice che il Padre vuole che si sappia che il suo amore è sempre e comunque offerto a tutti, che crede che ciascuno, anche segnato dal peccato, può vivere da figlio amato. A Nazareth Gesù ha vissuto tra i suoi il vangelo della nostra fragilità divinamente amata.

La scelta di Gesù è commentata dal Padre: “tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”. Mi ritrovo in te, in quello che hai scelto. E questo mi da gioia! Di questo mi compiaccio! Sono felice che tu racconti questo di me: che il peccato non può, non riesce a tenermi lontano da chi lo commette. I peccatori sono per me sempre e comunque figli!”

Ancora il Padre ripeterà qualcosa di simile alla trasfigurazione. Forse un commento pieno di ammirazione alla decisione di Gesù di affrontare la passione offrendo tutta la sua vita per dare vita agli uomini. Aggiunge una esortazione in questa occasione: Ascoltatelo! È un accorato invito in realtà all’imitazione del Figlio Gesù per riuscire ad essere veramente Figli e fratelli.

Don Stefano Colombo
Casa Paolo VI – Concenedo

 

 

 

 

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