DON STEFANO COMMENTA IL VANGELO: SECONDA DOMENICA DOPO L’EPIFANIA



“Cominciando dalla sua nascita prodigiosa il tuo verbo rivela al mondo la tua potenza divina con segno molteplici: la stella guida dei Magi, l’acqua mutata in vino e al battesimo del Giordano la proclamazione del Figlio di Dio. Da queste chiare manifestazioni salvifiche fulgidamente è apparsa ai nostri occhi la tua volontà di donarti nel tuo Figlio amatissimo. Egli è la via che conduce alla gioia perenne, la verità che ci immerge nella luce divina, la fonte inesauribile della vita vera”.

Sono le parole del prefazio della celebrazione della solennità della Epifania. Legano insieme le manifestazioni che abbiamo proclamato nella lettura dei Vangeli del Natale, della Epifania, della solennità del battesimo di Gesù e quella che ascolteremo domenica che ci ricorda l’episodio delle nozze di Cana. C’è una cosa che le accomuna tutte e si offre al nostro cuore con una forza sbaragliante, se sappiamo accoglierla con semplicità e stupore. Dio vuole la nostra gioia. Credo sia difficile per tutti aprirci a questa verità. È difficile convertirci a questa verità! C’è gioia per noi nella contemplazione del Bambino Gesù, c’è una grandissima gioia per i Magi nel vedere la stella, c’è gioia per i peccatori nel vedere Gesù così vicino, gomito a gomito, c’è gioia difesa e prolungata alle nozze di Cana.

In qualche angolo del nostro cuore sono annidati altri pensieri che non riusciamo mai del tutto ad eliminare: che Dio ci nasconda qualcosa; che sia un po’ padre-padrone nei nostri confronti; che sia troppo misteriosa la sua volontà sulla nostra vita; che sia troppo esigente; che gradisca maggiormente vederci alla prova, sofferenti, dedicati al sacrificio.

Certo la gioia nel nostro cuore è sempre minacciata. Eventi di dolore improvvisi, uno sguardo realistico sul mondo e quello che accade attorno a noi, l’esperienza del nostro limite e della nostra fragilità ci “tolgono” la gioia.

Ma almeno ci sia davvero in noi la capacità di credere che Dio vuole per noi gioia, una gioia piena, e duratura, avvolgente e coinvolgente.

Le parole finali del Vangelo delle nozze di Cana, il commento dell’evangelista Giovanni al “segno” dell’acqua trasformata in vino non possono essere trascurate. “questo a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui”.

I miracoli sono segni, rimandano ad altro, sempre. Raccontano qualcosa di chi li compie. Aiutano a legarsi a lui, a scoprire cosa pensa di noi, cosa custodisce nel suo cuore, cosa desidera, cosa si aspetta da noi, quale è il suo sogno, quali i suoi progetti su noi e sul mondo. Manifestano la sua gloria, dice Giovanni! La parola Gloria nel Vangelo di Giovanni è sempre legata alla Pasqua di Gesù. La sua morte e la sua Risurrezione manifestano veramente e definitivamente la Gloria di Dio, il suo splendore, la sua potenza, la sua grandezza. Così è come se Giovanni, in questa sua conclusione al racconto delle nozze di Cana, volesse dirci: guardate che tutto quello che leggerete in questo Vangelo non è altro che il racconto di tutto quello che Gesù fa e dice per donare all’uomo la gioia vera. “vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena!” ricorderà queste parole di Gesù ai discepoli, e a noi, nel racconto dell’ultima cena.

Convertiamo davvero il nostro cuore al Vangelo della Gioia!

Don Stefano Colombo
Casa Paolo VI – Concenedo

 

 

 

 

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