ROMA – Mentre il Consiglio dei Ministri vara il ddl sulla montagna, che andrà all’esame del Parlamento insieme ad altri articolati sugli stessi temi, già depositati, Uncem – Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani inquadra nel dossier allegato le necessità e le urgenze per una azione normativa statale, e poi regionale, efficace e realmente condivisa.
Il 31 gennaio 1994 veniva approvata in Parlamento l’ultima legge organica sulla Montagna della Repubblica italiana. La 97 del 1994 è rimasta “iconica” e purtroppo per gran parte inattuata. Nonostante tanti appelli di Uncem e del Parlamento. Espresse la volontà di territori, consultati e che si mobilitarono in diversi anni di lavoro preliminare, secondo le precise volontà di molti Parlamentari – non solo eletti in “aree montane” – come il Cuneese Natale Carlotto e il Carnico Diego Carpenedo, che Uncem oggi ringrazia per quel grande illuminante impegno, insieme con molti loro Colleghi e Colleghe.
La 97/94, come la 1102 del 1971 muoveva dall’articolo 44 della Costituzione e conteneva – contiene, visto che è vigente – molti articoli lungimiranti e ai quali si è guardato in tre decenni con troppa poca attenzione. Venticinque articoli, a partire dal fondo per la montagna, un blocco di norme per agricoltura e foreste per evitare frammentazione, abbandono, sostenere le imprese dei territori. Ma anche tutela ambientale, partendo non solo dall’”ambiente” ma dall’uomo e dalle comunità che vivono nelle zone montane alpine e appenniniche.
Una visione modernissima, che sfida oggi ideologici pseudo-ambientalismi conservatori e orientati alla wilderness. Anticipava, la 97, questioni oggi centrali come l’autoproduzione di energia, con concretezza, eliminando imposte e carichi sulle piccole produzioni. E le dinamiche comunitarie per energie, gestione delle foreste, agricoltura e allevamento di qualità per tutto l’anno sui versanti vivi, nei paesi vissuti. A vantaggio di tutti. Città in primis.
“La legge 97/94 agisce su questioni centrali per i territori. Ambiente, economia, servizi, vedendoli collegati come oggi diremmo, cogliendo i segni dei tempi, all’interno delle green communities – commenta Marco Bussone, presidente nazionale Uncem – Comunità prima di tutto, che vincono le sfide climatica e demografica che già negli anni Novanta erano vive. Senza retorica. Con concretezza. Così come sulle misure fiscali. L’articolo 16 interviene per agevolare commercianti e imprese. Mai attuato. Mentre sono stati efficaci gli incentivi alle ‘pluriattività’ dell’articolo 17, consentendo lavoro alle aziende agricole dato dagli Enti locali”.
Quasi delle cooperative di comunità, nate poi sui territori negli ultimi anni. Importantissimi poi gli ‘incentivi per il reinsediamento’ e le azioni su scuole e trasporti’, definite anche nella legge sui piccoli Comuni. Forte l’attenzione del Presidente della Repubblica su questi temi, come ribadito da Sergio Mattarella incontrando Uncem il 4 dicembre 2023.
“Posso dire – prosegue Bussone – che molte di quelle misure in legge possono essere attuate oggi. Lo ha detto anche il Papa dieci giorni fa. Va ricordato che oggi vi sono altri disegni di legge depositati in Parlamento relativi alla montagna. Stiamo lavorando anche a quello proposto dal Ministro degli Affari regionali. Molti punti ripercorrono la 97/94. Su una questione però trent’anni fa non si perse tempo. Ovvero nel riscrivere l’elenco dei Comuni montani, che risale al 1952 e nel ridefinire la riorganizzazione istituzionale. Trent’anni fa venne confermata quella che era stata introdotta nel 1971, ovvero le Comunità montane. In tutto il Paese, così importanti per imperniare investimenti, sgravi, misure per contrastare abbandono e spopolamento. Poi sono state, queste forme organizzative sovracomunali, distrutte in troppe regioni. Per motivi ideologici e politicamente fragili. Che hanno indebolito il sistema montano.
Solo in parte le Unioni montane di Comuni sono intervenute al posto delle Comunità montane. Per fortuna le abbiamo, le Unioni montane in molte zone alpine e appenniniche! Ma oggi abbiamo bisogno di un tessuto istituzionale più forte, Comuni grandi e piccoli che lavorano insieme, lungo la valle unita, che mantengono identità e storia, mettendo insieme servizi, funzioni, dati, personale, competenze, visioni. La 97 lo scriveva. Ne abbiamo grande bisogno oggi. Per fare green communities ad esempio, per dare incentivi fiscali alle imprese, per agevolare cittadini e neopopolamento. Per rendere efficace la legge 158 del 2017 sui piccoli Comuni, il Testo unico forestale del 2018 o la 221 del 2015 sulle green communities e sulla valorizzazione dei servizi ecosistemici.
Dare oggi alla montagna una legge che guardi lontano, come aveva fatto la 97 del 1994, vuol dire avere strategia e puntare sulle Istituzioni che generano insieme coesione e opportunità. Fanno investimenti perché sono prima di tutto comunità. Dicendo grazie ai Parlamentari che lavorarono alle storiche legge sulla montagna, trent’anni fa alla 97, crediamo sia necessaria una nuova stagione di riforme vere, che puntino sull’unità e non su quello che divide. Favorendo il NOI che è radice di nuova Politica per i territori, per le zone montane e i Comuni insieme in dialogo forte con le zone urbane”.