Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Terminata la lettura del Vangelo di questa quinta domenica di quaresima questa frase pronunciata da Gesù ai discepoli durante l’ultima cena è affiorata al cuore e alla mente.
Ascolto sempre volentieri questo vangelo che offre la possibilità di una occasione preziosa per riflettere sull’amicizia e la frase appena ricordata è ciò che nell’amicizia tra Gesù, Lazzaro, Maria e Marta emerge con forza coinvolgente. È utile anche tener presente le altre pagine di Vangelo che raccontano della loro amicizia. Quella in cui Marta e Maria accolgono Gesù nella loro casa. Marta si dedica a preparare la cena e Maria invece si pone ai piedi di Gesù per ascoltare la sua parola. E poi la pagina cosiddetta dell’unzione di Betania. Da questi tre brani emerge che tra loro c’è un rapporto sincero. Si parlano con genuinità e schiettezza. Tra loro la stima è veramente profonda.
Sanno leggere quello che succede nel cuore dell’altro. Gesù comprende il cuore agitato di Marta mentre prepara la cena. Gesù vede il loro dolore e lo sente suo, sostiene la speranza che ripongono in lui. Maria vede Gesù pensieroso, preoccupato per quello che gli sta per accadere durante la cena a casa sua con i discepoli e sente il bisogno di far percepire in modo inequivocabile la sua vicinanza, il suo sostegno compiendo il gesto dell’unzione.
Si aiutano a comprendere la volontà di Dio, i suoi desideri, i suoi sogni e ad essa si aprono.
Vivono un affetto e un amore sbilanciato verso un amore sempre più grande, anche a caro prezzo. Maria versa nardo preziosissimo per dire a Gesù il suo amore esagerato. Gesù prima del miracolo della risurrezione dell’amico Lazzaro si commuove profondamente e vive intensissimi attimi di turbamento. È posto di fronte alla scelta di risuscitare Lazzaro portando all’apice l’ostilità dei capi dei giudei nei suoi confronti o scegliere di salvare la propria vita non compiendolo. Gesù sceglie di amare a costo della sua vita i suoi amici. Verserà tutto il suo sangue per dire a loro e a tutti il suo amore.
Il messaggio poi da accogliere come proposta essenziale e decisiva per la nostra vita. È nell’amore, nell’amicizia la risurrezione. L’amicizia porta fuori dalla casa della desolazione, fa guardare oltre, fa sognare la gloria di Dio perché, diceva benissimo nel secondo secolo il vescovo Sant’Ireneo: “Gloria di Dio è l’essere umano pienamente vivo”. Gloria di Dio è Lazzaro che esce dal sepolcro. L’amicizia impedisce di rassegnarsi alle parole di morte, alle situazioni di morte, fa segni di vita, dice parole di vita: “Io sono la risurrezione e la vita”. L’amicizia non ti lega, ti sbenda (“Scioglietelo” dice Gesù “ e lasciatelo andare”), ti fa camminare, ti libera da tutto ciò che ti impaccia e ti lega. Nell’amicizia vera si è pronti a mettere a repentaglio la propria vita per dare vita. L’amicizia è il canto che accompagna dall’inizio alla fine il nostro racconto. Preghiamo che sia il canto che accompagni la nostra vita.
Don Stefano Colombo
Casa Paolo VI – Concenedo