Ho seguito con interesse il dibattito inerente alla nuova apertura di un supermercato, tanti pareri tante ragioni: più servizi, più concorrenza, più posti di lavoro, risparmio tempo e benzina e non vado più a Lecco a far la spesa ecc.ecc. ma… vi inviterei ad alcune riflessioni in merito.
L’apertura di un nuovo supermercato è:
- ulteriore “consumo del territorio” tolto ai Valsassinesi, ai turisti e alle future generazioni.
- ulteriore accentramento della distribuzione dei prodotti; e i piccoli produttori che non possono permettersi di entrare nelle catene distributive perché costretti a svendere i loro prodotti cosa fanno? Chiudono? Licenziano qualcuno? “Barattiamo” due cassiere/i in più e due agricoltori in meno?
- Si delega ancora una volta alla “grande distribuzione” la facoltà di decidere cosa dobbiamo mangiare. Si può così continuare a dire “ma la qualità del cibo Italiano”, i grani antichi, le varietà di frutta e verdura ecc. tutti prodotti che abbiamo in Italia e che non arrivano sulle nostre tavole e quando arrivano hanno prezzi allucinanti.
- Ancora una volta sarà il distributore a fare il prezzo d’acquisto (in qualsiasi parte del mondo) che di vendita, in questo caso in Valsassina.
Si potrebbe andare avanti per ore a elencare “le disgrazie legate alla grossa distribuzione” ma preferirei buttare li qualche suggerimento di riflessione sia per i Cittadini che per gli Amministratori locali.
Esistono esperienze bellissime di “Gruppi d’acquisto strutturati” che gestiscono punti vendita, anche di piccole dimensioni, magari in edifici di proprietà del Comune o a prezzo calmierato con intervento del Comune stesso, scegliendo d’avere un rapporto diretto con i produttori, controllando qualità e prezzo dei prodotti, spessissimo sono di gran lunga inferiori a quelli della Grossa distribuzione. Esistono esperienze di Cittadini che insieme producono a marchio prodotti di largo consumo abbattendo i prezzi e controllandone sempre la qualità.
Anche in questo caso si potrebbe andare avanti all’infinito con esempi pratici e concreti. Chiuderei questa mia “lettera” con un’ultima osservazione. Pro o contro l’Iperal di turno? Dipende sempre da quale tipo di società vogliamo costruire e soprattutto quale società vogliamo lasciare, quale esempio di sviluppo si vuole intraprendere. Questo tipo di sviluppo, mi sembra, sia arrivato al capolinea, non è più sostenibile, almeno come l’abbiamo fatto finora. Mi sembra arrivato il momento di pensare a soluzioni diverse.
Lorenzo Busnari