DON STEFANO COMMENTA IL VANGELO: TERZA DOMENICA DOPO PENTECOSTE



In quel tempo. Partito di là, il Signore Gesù venne nella regione della Giudea e al di là del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli insegnava loro, come era solito fare. Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, gli domandavano se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione “li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola”. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».  Lettura del Vangelo secondo Marco

Lo vogliono mettere alla prova, lo vogliono screditare davanti alle folle. La discussione “rabbinica” verteva sulla possibilità da parte di un marito di ripudiare la propria moglie. Si facevano a quel tempo una serie di possibili motivazioni per cui un uomo potesse allontanare la moglie, si arrivava a considerare un buon motivo di ripiudio l’incapacità di cucinare bene per il marito. Al centro l’uomo, i suoi desideri e le sue possibilità. Non era contemplata altra prospettiva, tipo “è lecito a una moglie ripudiare il proprio marito”? La risposta di Gesù tremenda per gli uomini deve essere suonata alle orecchie delle eventuali donne presenti come parole veramente belle e finalmente nuove e vere….”per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma”. Chissà lo stupore e la loro gratitudine nei confronti di Gesù. Chissà che gioia sentirsi considerate, stimate, difese.  Come sempre Gesù non solo risponde ma va oltre, risponde con parole che possono essere per chi gli fa la domanda un inizio di conversione che permette di entrare davvero in un altro mondo, in un altro modo di affrontare le cose. Se ascoltate conducono a una porta che si apre sui sogni di Dio, sulla verità di ogni cosa”. È un invito per “gli uomini” centrati su di sé, avvolti da una mentalità di dominio e non di cura, di uso e consumo e non di dono, a mettersi dentro il sogno di Dio in merito alla relazione sponsale.  Ci si deve sempre preoccupare di avere un cuore che sa davvero amare, accogliere, servire; che si sa donare; che non pretende, che non si chiude e si lascia vincere dalla sclerocardia. Il nostro cuore deve sempre più assomigliare a quello di Dio. Non si devono creare leggi di comportamento a partire dalle proprie incapacità, a partire dalle nostre debolezze e piccolezze, ma ci si deve sempre riferire alla nostra “somiglianza” con Dio e vivere quotidianamente la preoccupazione di evitare che il nostro cuore diventi un cuore di pietra e custodire il desiderio che sempre e comunque sia un cuore grande capace di amare.

Gesù parla esplicitamente del sogno di Dio sulla relazione uomo donna, quello raccontato nel libro della Genesi (prima lettura) e praticamente invita chi lo interroga e chi lo ascolta ad averlo come punto di riferimento continuo nella vita. E’ il modello cui ispirarsi sempre, anche nei momenti di fatica. La donna viene dal fianco dell’uomo ma non per essere al suo fianco ma di fronte a lui, ed entrambi, nell’amore, sono chiamati a diventare una cosa sola. Dio non solo crea l’uomo e la donna ma l’uomo per la donna e la donna per l’uomo. E in questa unità consiste l’immagine somigliantissima di Dio. Anche per questo la tradizione ebraica fa divieto di raffigurare il volto di Dio: l’uomo e la donna sono questo volto, non abbiamo quindi bisogno di altre raffigurazioni. Dio si compiace di farsi conoscere attraverso l’esperienza dell’amore umano dell’uomo e della donna, chiamati ad essere una sola carne.

Nella seconda lettura Paolo dice che questo amore è sacramento, cioè realtà umana capace di svelare il mistero di Dio. Come il pane dell’Eucaristia, così la quotidiana fedeltà dell’uomo e della donna racconta la fedeltà incondizionata di Dio per noi.

Un ultima cosa: lo sguardo dei farisei e lo sguardo di Gesù sono completamente diversi. Quello dei farisei è freddo, ambiguo, giudicante. Quello di Gesù è colmo di tenerezza, dona vita e rilancia desideri e sogni. Così deve essere il nostro di fronte a realtà di relazione uomo-donna problematiche, cariche di sofferenza e di fatica così tanto diffuse oggi. Forse questa pagina di Vangelo è un dono per tutti perché per tutti può risuonare come un invito a prendersi cura dell’amore tra un uomo e una donna. La coppia ha bisogno di essere avvolta dalla cura e dalla tenerezza dell’intera comunità cristiana perché la relazione sia difesa nella sua bellezza di realtà capace di raccontare l’amore di Dio; perché sia più solida nella fedeltà; perché sia più forte il rispetto reciproco, la gioia di essere dono, l’uguaglianza, la reciprocità, la condivisione, l’immaginazione la fantasia, la fecondità dell’amore. Sono troppe le insidie all’amore vero di una coppia, troppi i pericoli, tanta la fragilità. Chi sceglie di essere una carne sola ha bisogno di aiuto da parte di tutti per esserlo ogni giorno nella pace e nella gioia.

Don Stefano Colombo
Casa Paolo VI – Concenedo

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