A PRIMALUNA IL RICORDO DI DON LUIGI MELESI E DELLA SUA STORIA



PRIMALUNA – Conoscere don Luigi Melesi e un pezzo di storia di un periodo difficile del nostro Paese attraverso il racconto e le testimonianze di chi è stato testimone.

È il tema di una serata culturale di testimonianze che si terrà venerdì 12 luglio alle 20.45 al teatro dell’oratorio di Primaluna, dove si farà conoscere la storia di don Luigi Melesi, salesiano nativo di Cortenova, e del suo vissuto complesso soprattutto nei suoi 30 anni di servizio come cappellano del carcere di S. Vittore, dove con l’aiuto del cardinal Martini creò le condizioni per la resa delle brigate rosse e la fine della lotta armata, chiudendo un capitolo tragico della storia del nostro Paese.

La serata valsassinese sarà anticipata mercoledì sera, 10 luglio alle 19, con la celebrazione della S. Messa nella chiesa parrocchiale di San Lorenzo di Vendrogno, ricordando il 6° anniversario della morte di don Luigi.

L’organizzazione degli eventi commemorativi è a cura degli ex allievi salesiani di Vendrogno e degli “amici” di don Melesi che hanno “camminato” con lui e che sono stati testimoni dei fatti del suo vissuto storico. Con la partecipazione delle parrocchie del decanato della Valsassina, del comune di Cortenova e di Primaluna.
Aggiungiamo un contributo di Valerio Ricciardelli, nostro columnist, che è anche il curatore della memoria di don Luigi.

La fine della lotta armata e l’inizio del dialogo per la ricerca di una nuova giustizia. Testimonianze della vita e dell’impegno di don Luigi Melesi, chiamato “uomo della speranza”.

È il titolo della prossima serata culturale che si terrà a Primaluna venerdì 12 luglio per far conoscere, ricordare e commemorare il salesiano don Luigi Melesi che è sepolto nella cappellina dei salesiani del cimitero di Vendrogno.
Don Luigi lo abbiamo finora ricordato nelle commemorazioni annuali fatte nell’istituto salesiano di Milano, sempre con grande partecipazione di testimonianze che ci hanno permesso di non disperdere la storia e la memoria di due giganti dei tempi recenti: don Luigi Melesi e il cardinale Carlo Maria Martini, che assieme e con grande coraggio hanno creato i presupposti della resa delle brigate rosse, della fine della lotta armata e della ricerca di una nuova giustizia.
È questo un periodo storico poco conosciuto, dove l’opera di questi straordinari personaggi, che hanno cambiato il corso della storia, è di grande attualità nella realtà dei nostri tempi e nella povertà dei sistemi educativi che vi operano.
Questa conoscenza, attraverso alcune testimonianze, la vogliamo portare anche in terra valsassinese, perché le istituzioni, le scuole, gli educatori, i giovani, il corpo intero delle comunità, assieme ai villeggianti, ne siano a conoscenza e ne possano trarre dei benefici.
Avremo testimonianze di ex terroristi e di Luigi Pagano che fu il direttore del carcere di S. Vittore in quegli anni difficili. Ci saranno anche altri testimoni dell’impegno di don Luigi nel periodo della lotta armata.
Va infatti ricordato che don Melesi, molto spesso poco conosciuto, ha fatto cose straordinarie anche in tanti altri ambiti.
È stato assieme al fratello missionario salesiano in Brasile, padre Pedro, e a don Bruno Ravasio, tra i fondatori dell’Operazione Mato Grosso per dare concretezza alle esortazioni di Paolo VI espresse nell’enciclica “Populorum Progressio”.
Fu direttore della casa di rieducazione di Arese, dove mise in atto con grande efficacia il sistema educativo preventivo di don Bosco, che poi trasferì in importanti pubblicazioni scientifiche e di catechesi molto spesso ricercate da chi oggi si occupa dei problemi dell’emergenza educativa.
Fu l’attore determinante che intervenne per fermare gravi atti terroristici, già programmati dalle brigate rosse in alcune carceri, che avrebbero procurato centinaia di morti.
C’è poi il racconto della rocambolesca consegna delle armi dei brigatisti in Arcivescovado. Di questo ne parla don Luigi in una interessante intervista che si può trovare sul sito della Fondazione Carlo Maria Martini.
Ma don Luigi fu l’uomo della speranza per tutti anche nel periodo storico di mani pulite, quando fu il punto di riferimento di detenuti innocenti e colpevoli. Fu “l’uomo della speranza” anche per i giudici e i magistrati. Dove non arrivò la legge riuscì il sistema preventivo di don Bosco, applicato da don Melesi con grande fortuna come lui disse, senza “saltare per aria”, camminando nei “campi minati” della casa rieducativa di Arese e del carcere di S. Vittore.
Per gli alti meriti educativi gli fu conferita la laurea honoris causa.
Tante sono le vicende da raccontare, e con le sue opere educative e rieducative diede prestigio anche alla città di Milano, e fu la ragione per cui il Comune di Milano, all’unanimità gli conferì l’Ambrogino d’Oro alla memoria.
Nell’attesa della serata del 12 luglio, ne scriveremo ancora più in dettaglio, con qualche documento aggiuntivo, domenica prossima 7 luglio.

Valerio Ricciardelli
Curatore della memoria
di don Luigi Melesi

 

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