INCHIESTA VN: 2025, ARRIVA L’IPERAL. QUINTA PUNTATA TUTTA A INTROBIO



PASTURO/INTROBIO – Riparte dopo la pausa nel week end la nostra inchiesta speciale dedicata alla prospettiva dell’apertura a Pasturo del nuovo grosso supermercato Iperal (1.500 metri quadri, almeno 40 dipendenti).

Stiamo raccogliendo, nelle prime puntate, le opinioni ricavate dal territorio direttamente interessato da questa “svolta”.

Quest’oggi una edizione “tutta introbiese”.

CRISTINA TANTARDINI e RITA MONICA MAGNI (Emporio Magni)

Si comincia con l’Emporio Magni per il quale parlano Cristina e sua mamma Rita Monica: un’intervista equilibrata. Con la speranza di non essere intaccate nella loro attività a conduzione familiare, si porta come esempio l’apertura del Brico Ok, che per mamma e figlia “non può garantire la conoscenza e le competenze di chi tutti i giorni fa questo lavoro con passione“.

Non mettono in dubbio la comodità per le persone che lavorano nelle aziende di poter evitare di andare a fare la spesa a Lecco, non nascondono tuttavia il loro timore che “per molti piccoli commercianti potrebbe essere la fine dell’attività” e finiscono l’intervista calcando sull’importanza del rapporto uno a uno (l’umanità): “Abbiamo una torta, continuiamo a fare tante piccole fette; ora della fine, questa torta qua finisce e le fette sono piccole per tutti” conclude la madre.

ANONIMO (Introbio)

La seconda intervista del giorno è stata resa anonima da un’attività sempre di Introbio che mette in luce come una volta ci fossero le licenze di vendita e di come queste venissero gestite dal Comune, portando lavoro per tutti e minore spreco – essendoci una specializzazione nell’attività di vendita, si puntava sulla fidelizzazione dei clienti.

La nostra fonte porta alla luce le problematiche di come a causa dei super centri commerciali, i piccoli e medi negozianti non marginalizzano più, costantemente sono in deficit, e vengono obbligati a chiudere. “Perché continuano a fare queste aperture? Per far chiudere i piccolini, per prendere il monopolio, per aumentare il prezzo”.

Ricordando poi che dietro al piccolo negozio di paese c’era tutta l’economia del produttore locale, quindi si creava una catena economica in cui anche il prodotto interno di un paese prendeva forza e sosteneva l’agricoltore – pure perché “Io non ho il potere di andare a prendere il prodotto che arriva dalla Germania, ad esempio”. L’introbiese porta un esempio su una recente apertura: “Potrebbero aver fatto un accordo col Comune promettendo assunzioni interne per poi, dopo sei mesi, lasciare tutti a casa e mettere dentro i loro”. E aggiunge come “fanno dei contratti con i grandi produttori, al ribasso, e a prescindere se andrà in perdita un loro centro commerciale faranno dei concordati, in cui – sempre secondo questa fonte di VN -, pagano un fisso di tasse, e se anche superano con le vendite la quota prevista non devono pagare imposte maggiorate, e qui sta il guadagno della grande distribuzione” (affermazione non verificata, ndr).

A cura di Christopher Anelli Manzoni e Sandro Terrani 
(Continua su VN)

 

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