STRADE AL(LA) CULMINE DEL DISAGIO, IMMAGINI CLAMOROSE. LA PROVINCIA: “INVESTITI 1,5 MILIONI, ORA PARTONO I LAVORI”



STRADA PROVINCIALE 64 – L’inchiesta che vi proponiamo, ci è stata sollecitata da chi conosce bene la via di collegamento con la Bergamasca. Non riguarda una situazione nuova, inedita, ma di serio ha proprio questo: la strada di cui ci occupiamo, la SP64 Prealpina Orobica detta “della Culmine di S. Pietro”, versa ormai da lunghi anni nelle (pessime) condizioni che andiamo a documentare.

Quindi, la notizia sta nel fatto che ad oggi nulla è cambiato, semmai peggiorato dallo scorrere del tempo.

In coda alla documentazione fotografica – davvero imbarazzante – c’è la risposta dell’amministrazione provinciale di Lecco – titolare e responsabile di questa arteria stradale per la parte lecchese di questa via “alta”, turistica e – strada a parte – bellissima da un punto di vista paesaggistico.

Il problema, notoriamente, è come viene tenuta. Si diceva all’inizio che la nuova inchiesta (ne scrivemmo già altre volte) ci è stata in qualche modo suggerita. Nella fattispecie da alcuni imprenditori valsassinesi – non strettamente collegati al comparto del turismo ma ugualmente interessati a vedere uscire finalmente questa provinciale dal “terzo mondo viabilistico”. Anche perché impressiona l’immagine del confine con Bergamo che fa da spartiacque – anche visivamente – quasi si passasse da una zona di baraccati alla Svizzera.

E le immagini di quelle paline segna neve che solo nel Lecchese permangono ancora a fine luglio danno tutto il senso dell’abbandono nel quale la SP viene lasciata. Certo, quello è un segnale minimo: il resto è molto, molto peggio.

Si comincia da Moggio, salendo verso la Culmine tra blocchi di cemento presenti da tempo immemore, guard rail che definirli “ammalorati” è un complimento, buche crepe e cigli ultra cedevoli.

Alcuni sostegni delle barriere a lato della strada sono talmente arrugginiti da essersi trasformati in sorte di “bisturi” pericolosi, pronti a tagliare – dio non voglia – chi scivolando in corsa da una bici o moto dovesse finirci contro.

Guard rail appaiono più suppellettili da giardino che barriere, perché la loro funzione di protezione è ormai uno sbiadito ricordo, visto che si spostano semplicemente spingendoli. La sensazione è di totale precarietà, quasi di inutilità. Strada stretta, nata male (e qui la colpa non è tutta degli enti pubblici). Quando incroci qualcuno in curva spesso tu e l’altro siete a metà della carreggiata per evitare avvallamenti e buche sparse.

Alla Culmine poca gente (eppure siamo in piena estate). Parlando al rifugio e con la manciata di turisti presenti si ha la conferma del disastro stradale e tutti ribadiscono l’enorme e palese diversità tra lo stato della SP lecchese e il tratto che pochi chilometri più in là scende verso Bergamo.

Proprio verso il confine la situazione, se possibile, pare peggiorare quasi a rendere ancora più eclatante la differenza di cura tra le due province.

La linea di passaggio si nota non tanto per il cartello stradale quanto per la netta linea di demarcazione sull’asfalto, la percezione è di aver lasciato alle spalle una pista precaria abbandonata a favore di una specie di tappeto del biliardo: l’asfalto è pressoché perfetto, la carreggiata larga e ben tracciata, i guard rail in ordine…

Un altro mondo insomma.

Vedeseta | Centro Storico Culturale Valle Brembana "Felice Riceputi"Giù nel primo piccolo paese della provincia orobica, Vedeseta, ti dicono che no, se possibile evitano di scendere in Valsassina “su quella brutta strada”. C’è chi non la percorre da due anni, chi giura di fare il giro basso pur di non rischiare la vita, altri toccano ferro augurandosi che la “loro” provinciale non venga mai interrotta verso il capoluogo da frane o altro – proprio per non doversi sobbarcare un viaggio pericoloso in direzione del nostro Altopiano.

Fin qui, l’incontestabile fotografia dell’esistente.

Un’inchiesta e in generale un articolo con fatti ma pure opinioni deve necessariamente passare attraverso il confronto con chi finisce sul banco “degli imputati”. La Provincia di Lecco, dunque.

Qui, il consigliere delegato alla (ardua, in generale) partita della viabilità nonché vicepresidente Mattia Micheli non si sottrare alle accuse e – pur ammettendo la situazione disastrosa della 64 – annuncia interventi. Non promesse, per una volta, ma fatti concreti e soldi già stanziati con tanto di lavori in partenza a breve.

“Pur nelle ristrettezze finanziarie dell’ente Provincia – spiega Micheli – abbiamo messo in campo un milione e mezzo di euro per opere strutturali, partendo dal viadotto di Moggio per poi proseguire con diversi cantieri – appaltati proprio in questi giorni. Certo, lo stato della strada è serio, partiamo quindi a settembre con lavori importanti. Bisogna comunque specificare che, quando si fanno confronti tra le condizioni del “nostro” tratto e quelle della parte bergamasca del collegamento, si deve tener conto di differenze rilevanti dal punto di vista morfologico: la provinciale che sale dalla Valsassina è stretta, con molti tornanti e curvature a volte difficili. Nata così, va certamente migliorata e manutenuta con attenzione, ma non confondiamo situazioni anche idrograficamente distantissime“.

Parola dunque, a breve, ai cantieri.
Basteranno?

Nell’attesa, grazie anche a chi ha giustamente interpretato le caratteristiche di Valsassinanews e ci ha spronato a riaprire il dibattito su questa arteria turistica, ma anche di interesse economico. Garantiamo che terremo monitorati con attenzione gli sviluppi dei lavori previsti tra un paio di mesi.

VN

I "SONDAGGI" DI VALSASSINANEWS

LA VALLE ACCOGLIE AL "MEGLIO" TURISTI E VILLEGGIANTI?

  • No (51%, 182 Voti)
  • Abbastanza (26%, 95 Voti)
  • (13%, 47 Voti)
  • È sempre il solito magna-magna (4%, 16 Voti)
  • L'argomento non m'interessa (3%, 10 Voti)
  • Non ho idee precise in merito (3%, 9 Voti)

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