LA RUBRICA DI VN. RACCONTI BESTIALI: “BASTARDO A CHI?”



VALSASSINA – Nuova puntata della rubrica di VN dedicata al mondo degli animali – in particolare (ma non solo) quelli che ci sono più vicini e fanno proprio parte delle nostre famiglie. RACCONTI BESTIALI è uno spazio quindicinale che ogni due settimane ci accompagna alla scoperta dei nostri amati cani, gatti e altre creature da comprendere per apprezzarle al meglio.

A cura delle veterinarie Rosa Gorio ed Elisabetta Mariani.

Se state pensando di adottare un cane, c’è una “razza” tra tutte che forse ancora non conoscete e che potrà senza dubbio sorprendervi positivamente: è infatti dotata di una personalità unica che non troverete mai in nessun altro individuo.. un fantastico mix di motivazioni differenti e di un aspetto senza eguali e si chiama… meticcio!

Il meticcio non è in realtà una razza, e qui viene il bello: è un individuo che presenta caratteristiche uniche. Per avere a che fare con un “mutt”, come lo chiamano gli anglosassoni, dovrete essere aperti a conoscere il mondo della variabilità e della diversità, carichi di voglia di addentrarvi in un universo di continua scoperta e conoscenza che vi arricchirà immensamente.
Quante volte vi avranno detto: «È un bastardino il tuo cane? Che carino! Io però voglio un Labrador, o un Border Collie, loro sono intelligentissimi!». Non prendiamoci in giro: anche se non lo dicono ad alta voce, molti ancora pensano che il cosiddetto “bastardo” sia un cane di serie B.

Ma sapete che tutte le razze – dalla A di Alano alla Z di Zwergschnauzer -, senza di lui non sarebbero mai esistite? Tra l’altro i dati parlano chiaro: su oltre 13 milioni di cani che vivono in famiglia, in Italia, quelli di razza – cioè registrati nel libro genealogico – sono appena 200 mila all’incirca, una parte piccolissima. Se i meticci sono così diffusi un motivo ci sarà, non credete? Partiamo da dove tutto è iniziato.
Subito una cosa sorprendente: cani e gatti in realtà discendono tutti e due da qualcosa di simile a un animaletto che sembra una donnola. Si chiama Miacis, ed è uno dei primi mammiferi carnivori mai comparsi sulla Terra, più o meno tra i 50 e i 30 milioni di anni fa. Praticamente, quando i dinosauri si sono estinti, animaletti come questi hanno preso il loro posto come “mangiatori di carne”, insieme ad altri carnivori. Nel corso di milioni di anni, i vari mammiferi carnivori che abitavano il pianeta si sono evoluti, e si sono sviluppati in varie famiglie: una di queste è la famiglia dei canidi. Solo una parte di questi canidi è sopravvissuta dalla preistoria fino ai giorni nostri, ed è la sottofamiglia dei canini – sì, come i denti – di cui fa parte anche il lupo, che insieme a licaoni e cuon dell’Eurasia, ha fatto il suo debutto circa 2 milioni di anni fa.

E il cane? Beh il nostro fedele compagno di vita all’inizio altro non era che un lupo, ma non un lupo grigio come lo conosciamo oggi: pensiamo a un lupo ancestrale che poi si è estinto, trasformandosi nel cane. Ma com’è potuto succedere? Ci sono diverse teorie a riguardo. Ipotesi numero 1: gli uomini hanno appena scoperto l’agricoltura e un bel giorno decidono di “rubare” alcuni teneri cuccioli di lupo per allevarli nel proprio villaggio. Questa teoria ormai è superata, ed è molto più probabile che le cose siano andate in un modo un tantino diverso.
Ipotesi numero 2: siamo tra i 30 e i 40 mila anni fa. Agricoltura, villaggi, l’uomo non se li sogna nemmeno. Le sue attività principali sono la raccolta e la caccia. Quando la fame si fa sentire, accende un fuoco per consumare il suo pasto ed è a quel punto che due occhi spuntano dalla vegetazione: è un canide che somiglia a un lupo. Questo animale, però, invece di attaccare, ruba un osso rimasto dalla cena e se ne va. Passano i giorni, gli anni, e succedono due cose: questa specie di lupo capisce che gli conviene essere amichevole con l’uomo, e l’uomo ha l’occasione di avvicinarsi a lui, come mai era riuscito con nessun altro animale. Entrano l’uno nella quotidianità dell’altro, e stabiliscono una connessione davvero profonda, confermata dalla scienza.

Pensate che già nel 2009 una ricerca dell’Azabu University, ateneo veterinario giapponese, ha scoperto che quando cane e compagno umano si guardano fissi negli occhi, aumenta in entrambi il livello di ossitocina, il cosiddetto ormone “dell’amore”. Da quel momento in avanti non saranno più gli stessi, dando vita a una delle amicizie più belle e durature che si siano mai viste sul nostro pianeta. Piccola curiosità: per la nascita di questa amicizia tra cani e umani le donne sono state fondamentali. Secondo uno studio recente pubblicato sul Journal of Ethnobiology, grazie al loro istinto materno particolarmente sviluppato, le donne erano quelle più propense a prendersi cura dei cani, che quindi restavano più volentieri nei paraggi degli accampamenti umani.

E in tutta questa storia il nostro meticcio dove si colloca? La parola “meticcio” deriva dal latino “mixticius” che significa “mescolato”. A coniarla furono gli antichi Romani, che come Egizi, Greci o Persiani, erano soliti usare i cani durante le battaglie: i Romani li chiamavano “canis pugnax”. Loro incrociavano gli individui più prestanti, per ottenere cani ancora più efficienti in guerra. Questi cani erano appunto “mixt?cius”, miscugli delle varie tipologie che già esistevano ai tempi, dai piccoli catuli, ai cani umbri, etruschi e salentini, fino ad arrivare ai cani importati come il molosso d’Epiro, usato dai Greci come cane da pastore e da guardia. Ognuna di queste razze, o tipologia di cane, si è sviluppata in aree geografiche differenti, proprio a partire da quel primo canide amichevole, i cui discendenti hanno finito per seguire gli esseri umani nei loro vari insediamenti sparsi nel Vicino Oriente, nell’Europa settentrionale, in Siberia, nella Nuova Guinea e nelle Americhe.

Così sono nati i primi cani veri e propri – anche detti “cani di villaggio” o “proto-cani di villaggio”, per essere tecnici. Sono passati milioni di anni eppure i cani di villaggio esistono ancora adesso. Non dipendono dall’uomo ma vivono in armonia con lui: “rubacchiano” un po’ di cibo, fanno sparire i suoi rifiuti, e tutto questo gratis. Non è che bisogna andare in India per vederne uno. Basta andare in Campania, in Puglia, in Sicilia o in Sardegna, per imbattersi in individui che si comportano ancora così, e che magari sono figli di cani che vivono in questi posti, in pratica, da sempre. Se i meticci – intesi come incroci spontanei di razze diverse o di altri meticci – esistono da quando esistono i cani di villaggio, vuol dire che il cagnolino – o cagnone – che vive in casa con noi, nella sua unicità, ci racconta una storia millenaria.

Potremmo prendere l’immagine di un cane che combatteva con i legionari e notare che è tale e quale al nostro Gennarino. Affascinante, no? E ora vi diremo una cosa sconvolgente: i capostipiti delle varie razze moderne erano meticci. Eresia! No, pura realtà e non c’è niente di male, anzi. Nel corso degli anni i cani si sono differenziati in base all’ambiente, ma anche perché l’uomo, come facevano i Romani, ha continuato a far accoppiare meticci con caratteristiche simili per renderli più adatti a determinati scopi. Quelli grossi per fare la guardia, quelli agili e veloci per la caccia, e via così. Gli standard però ce li siamo inventati noi nell’800. Solo allora sono nati i club di razza e siamo diventati così “ossessionati” – passateci il termine – che per rispettare determinati canoni estetici abbiamo fatto accoppiare cani consanguinei per ottenere figli fotocopia, senza preoccuparci delle patologie genetiche che venivano tramandate: come la displasia, o la predisposizione ai tumori.

Sono tanti i vantaggi nella scelta di adottare un cane meticcio. Prima di tutto la possibilità di scoprire la sua individualità attraverso una ancora più profonda comprensione dell’altro. Imparare così a relazionarsi con lui, a capire quali sono i suoi desideri e i suoi bisogni attraverso lo sviluppo di una relazione che richiede responsabilità e impegno, ma che sicuramente vi ripagherà in una maniera inaspettata. Adottare un meticcio è inoltre anche una scelta rivolta al benessere dei cani: le razze sono state infatti selezionate per avere dei cani “adatti” per un certo lavoro dal punto di vista caratteriale ma anche per le loro caratteristiche fisiche. Molto spesso però questa selezione estetica, come abbiamo già sottolineato, è ancora troppo spinta e mette a rischio la loro salute e la qualità della loro vita. Basti pensare ai cani brachicefali, come ad esempio Carlini, Bulldog Inglese e Bouldogue Francese che sono sempre più diffusi e apprezzati per le loro caratteristiche fisiche infantili che provocano loro spesso però anomalie e deformazioni. Inoltre l’accoppiamento incrociato di cani della stessa razza porta nel tempo a una minore variabilità genetica, soprattutto se si fanno accoppiare individui imparentati, portando a una maggiore probabilità di malattie ereditarie o problemi genetici.

I meticci, invece, sono frutto di incroci e contengono in sé una maggiore diversità che li porta ad essere tendenzialmente più sani e longevi. Un meticcio, poi, potete adottarlo in canile e scegliervi a vicenda, concedendovi la possibilità di stabilire con calma quale sia il cane più adatto a voi e a lui di capire se gli piacete. I cani non devono essere considerati una merce e non essere scelti solo sulla base del loro aspetto fisico ma in base alle sensazioni e la conoscenza dell’altro. Un po’ come gli amici: i cani sono i vostri compagni di vita con cui condividere esperienze e avventure.

Facciamo un esempio pratico: cercando su Internet “cane per persone pigre”, vi compariranno vari articoli che suggeriscono cani di razza: il Pechinese, il Maltese e tanti altri. Ipotizziamo che alla fine scegliate di adottare un Pechinese. Dopo qualche giorno potrebbe succedere che il cane da divano che vi eravate immaginati, in realtà si riveli essere un pazzo scatenato che vuole giocare tutto il giorno. Questo per dire cosa? Che un cane non è un oggetto con una lista di specifiche tecniche che – se poco poco si discostano dallo standard – è difettoso e va rispedito al mittente. I cani hanno tutti una personalità e delle motivazioni. Che intendo per “motivazione”? Forse lo avete già sentito questo termine.

A grandi linee le motivazioni sono le cose importanti per un cane, i bisogni che deve soddisfare per sentirsi appagato. Le motivazioni sono le stesse per tutti i cani – per dire, sono quello che li fa comportare da cani e non da… conigli. Ma in che misura e con quale frequenza ogni motivazione si manifesta, dipende in parte dalla razza e in parte dal trascorso e proprio dalla personalità del cane.

Un Pastore Maremmano Abruzzese, ad esempio, è facile che avverta il desiderio di tenere al sicuro le sue pecore – o la sua famiglia se vive in città. Avrà quindi le motivazioni, protettiva e territoriale, molto sviluppate. Gli studiosi finora hanno individuato diciassette motivazioni, eccone giusto un paio per non annoiarvi. Quando portate il vostro cane in un parco nuovo, se scalpita per girarsi ogni angolino vuol dire che ha una forte motivazione perlustrativa.
Oppure, magari avete un cane che impazzisce di gioia quando può giocare con gli altri cani, e di voi in quel momento si dimentica proprio. Non prendetevela a male, probabilmente ha una motivazione sociale molto marcata. Il meticcio, che non appartiene a nessuna razza nello specifico, è un miscuglio irripetibile di tutte queste motivazioni: vivere con lui è una scoperta continua, un viaggio meraviglioso che, fidatevi, vi arricchirà molto più di quello che potete immaginare. Anche perché un altro cane con la stessa personalità e lo stesso mix di motivazioni non lo troverete da nessun’altra parte sulla faccia della Terra. Il vostro meticcio è unico, ma per davvero, e sarà vostro amico per sempre.

Ora che vi abbiamo detto perché il meticcio non è per niente un cane di serie B, non resta che una cosa da fare: adottare un meticcio, perché i canili ne sono pieni! Ma fatelo in modo consapevole. Proprio perché un cane non è un regalo da fare a Natale e gettar via in estate, ma una scelta di vita. Possiamo andare in canile e chiedere informazioni sui suoi genitori o sulle esperienze che ha vissuto, parlando con i volontari e con gli educatori che sono lì per aiutarci a iniziare il percorso nel modo migliore.

Dr.ssa Elisabetta Mariani

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Presentazione delle nostre professionalità
Eccoci qui! Come quando si entra in una casa nuova sono d’obbligo le presentazioni: siamo le dottoresse Rosa Gorio, medico veterinario esperto in comportamento ed Elisabetta Mariani biologa con indirizzo fisiologico etologico.

Entrambe siamo educatori cinofili con approccio cognitivo zooantropologico e ci occupiamo  prevalentemente di cani, ma non solo.

Questa rubrica vuole raccontarvi delle curiosità sul mondo dell’animalità, ma anche sfatare miti e false credenze sulle creature grandi e piccole che popolano il nostro mondo, in particolare il nostro territorio valsassinese.

Non siamo “autoctone”, ma abbiamo scelto di vivere in Valsassina con le nostre famiglie, quindi ci perdonerete se parliamo di questo territorio come anche un po’ nostro: questa valle ci ha adottato e fatto sentire parte di questa comunità. La nostra formazione parte dall’Università perché entrambe abbiamo scelto delle facoltà che hanno come obiettivo lo studio del mondo animale e del suo benessere, pertanto il nostro percorso si è sempre arricchito di stages e specializzazioni che ci hanno portato ad avviare delle professioni con questi tipi di indirizzo.

Siamo unite, oltre che da un’amicizia decennale, anche dalla passione per la pedagogia, l’etologia e la comunicazione nel mondo animale. Il nostro approccio si differenzia dal metodo addestrativo in quanto tiene conto del mondo sistemico e del gruppo sociale a cui appartiene quell’animale, quindi per noi le modalità di intervento sono di carattere multidisciplinare.

Ci piace sognare e, in collaborazione con ATS Monza Brianza, abbiamo avviato delle serate per il conseguimento del “patentino per proprietari di cani” in modo da fornire più informazioni possibili, sostenute da persone qualificate, per fare cultura in ambito cinofilo, ma non solo. Grazie a questa opportunità, potremo arrivare a più persone e fare conoscere questo mondo e questo approccio che caratterizza le nostre professionalità e il nostro sguardo sul mondo.

Vi aspettiamo!

Dr.ssa Elisabetta Mariani

Biologa e Formatrice
Istruttrice cinofila
con approccio CZ

Dr.ssa Rosa Gorio

Medico Veterinario esperto in comportamento
Educatore cinofilo con approccio CZ

 

> L’ARCHIVIO DI ‘RACCONTI BESTIALI’

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