INTROBIO – L’arcivescovo Mario Delpini ha guidato la lunga processione che alle 5:30 è partita dalle parrocchiale di Introbio e con un paio di tappe intermedie ha raggiunto la Val Biandino dove ha celebrato la messa per la festa della Madonna della Neve con don Lucio Galbiati, Fratel Alberto, il diacono Fabrizio, don Isidoro Crepaldi, don Roberto De Stefani e don Giamaria Manzotti. Questa celebrazione annuale, profondamente radicata nella fede della comunità introbiese, commemora un voto fatto nel 1836 durante un’epidemia di colera. Gli abitanti di Introbio, alla disperata ricerca di sollievo dal devastante morbo, si impegnarono a compiere ogni anno un pellegrinaggio al santuario in Val Biandino se fossero stati risparmiati dalla malattia.
Si dice che la Madonna della Neve abbia protetto il paese e gli abitanti hanno mantenuto la promessa per quasi due secoli. L’evento simboleggia la speranza, la fede e lo spirito umano duraturo di fronte alle avversità. È una testimonianza importante del vigore della comunità e della tradizione nel preservare il patrimonio spirituale e culturale. La presenza di monsignor Delpini e la partecipazione di almeno un centinaio di fedeli ha sottolineano il significato di questo evento nel calendario religioso locale e la continuità della devozione ce è passata attraverso le generazioni.
Nella sua omelia nel pratone di fianco al Santuario, Delpini ha lasciato ai presenti tre parole partendo dall’Annunciazione: “C’è un angelo che porta l’annunciazione alla giovane ragazza di Nazareth, ma c’è un angelo che visita la nostra casa dell’immaginario. Chissà perché gli angeli li hanno pensati come esseri un po’ strani come figure umane con le ali che svolazzano nel cielo e quindi questa immaginazione ha segnato la storia dell’arte e della devozione fa sì, noi possiamo dire che questi esseri con le ali che volano che hanno forma umana. Non sono esseri strani con le ali che volano nel cielo ma vogliono essere messaggeri. [..[ Noi abbiamo ascoltato una parola dell’angelo che cita le parole che dobbiamo custodire e che possono dare senso a questa giornata perché siamo venuti qui, a parte il fascino della camminata e dello spettacolo della natura, della compagnia tutte cose che giustificano il nostro arrivare fin qui, ma io credo che Dio voglia sorprenderci e ci voglia dare tre doni necessari. Quando scendiamo a Valle quando riprendiamo la vita ordinaria ricordiamoci tre parole. La prima parola e non temere. Sì, la vita è dura, ma tu non puoi temere. Sì, le scelte sono inquietanti. Ma tu non temere la situazione in cui vivi è complicata, ma tu non temere in casa non tutto va bene, non tutti stanno bene. Non tutte le cose riescono come ci si può aspettare ma tu non temere. Sì, conosci anche il fallimento. Ma tu non temere. Ecco cosa dice l’angelo: se sei un ragazzo o una ragazza che sta diventando grande non temere di diventare un uomo o una donna capace di prendere responsabilità. La seconda parola è il Signore è con te e nulla è impossibile a Dio ascoltalo ti sta parlando con la sua parola illumina la tua vita […] La terza parola è tu puoi, tu puoi farcela, tu puoi avere stima di te […].
Ascolta l’audio dell’omelia:
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