Siamo consapevoli, e lo abbiamo scritto anche con toni di preoccupazione, che l’Europa ha perso parte della sua competitività, soprattutto nel settore economico industriale, con particolare riferimento a quello che abbiamo chiamato il manufacturing avanzato, per ora nei confronti con gli Stati Uniti e la Cina, ma prevedendo che presto dovremo fare i conti anche con altri paesi.
La perdita di competitività dell’Europa incide drammaticamente sul nostro Paese, che è la seconda manifattura dopo la Germania, dove le nostre aziende industriali sono già in forte sofferenza per la mancanza di tecnici, con un mistmaching impressionante tra domanda e offerta di competenze e di professioni tecniche. Di tutto ciò scriviamo da tempo, ed è la ragione della pubblicazione di un saggio dal titolo: RICOSTRUIRE L’ISTRUZIONE TECNICA – Ultima chiamata per rimanere la seconda manifattura in Europa, salvare la nostra economia e preservare il nostro welfare.
Nello stesso tempo, Ursola Von Der Leyen ha incaricato Mario Draghi di produrre uno studio che indicasse ai 27 stati membri dell’UE quali piani strategici e operativi attivare perché tutto il continente europeo possa recuperare i suoi fattori competitivi nelle sfide con gli altri colossi, da cui dipende anche il nostro benessere.
Gli scorsi giorni, mentre il presidente Draghi presentava il suo rapporto di ben 400 pagine, con misure che prevedono sfide non facili da affrontare e sottolineava la grande importanza di colmare il gap della mancanza di competenze e quindi di tecnici, di cui ha bisogno non solo l’Italia ma tutta l’Europa a partire dalle industrie strategiche, a Lione in Francia si svolgeva la più grande competizione internazionale di competenze al mondo dei più svariati mestieri, tra cui quelli riguardanti il settore industriale.
Si è trattato di un evento mondiale di grande impatto, giunto ormai alla sua 47 edizione, che consiste nei “giochi olimpici” delle professioni, al quale l’Italia non ha mai partecipato, se non la Provincia Autonoma di Bolzano in virtù della sua autonomia, che l’accosta al modello di formazione professionale tedesco, e per un numero limitato di mestieri.
Mentre in Italia, i “media” della scuola si occupavano ancora del liceo del made in Italy, WorldSkills 2024 metteva invece in campo 1.400 concorrenti provenienti da 70 paesi, tutti studenti dell’istruzione tecnica e professionale secondaria e terziaria, che per quattro giorni si sono confrontati in vari mestieri, secondo standard di eccellenza di specifiche competenze preventivamente definite e riconosciute da organismi internazionali. Potremmo dire il meglio di quello che c’è al mondo.
Le professioni oggetto di competizione sono state le più varie, con una ricca presenza di quelle industriali, da Industry 4.0, alla meccatronica, alla robotica, alla programmazione e lavorazione delle macchine utensili, all’additive manufacturing, all’elettronica, alla manutenzione industriale, insomma di tutti quei mestieri di cui hanno bisogno anche le nostre aziende. Per il settore della meccatronica hanno concorso ben 36 squadre di 36 Paesi.
Nelle vaste sale dell’Eurexpo, il luogo dove si sono svolte le competizioni, per quattro giorni intensi, la WorldSkills Competition 2024 ha puntato i riflettori sui giovani più talentuosi del mondo, che si sono sfidati ferocemente in 63 gare di “abilità” utilizzando strumenti e tecnologie sofisticate, quelle che sono presenti nelle aziende più innovative. Gli studenti hanno avuto la possibilità di dimostrare le loro performance utilizzando sistemi di apprendimento molto evoluti.
Tutto è poi culminato, come nelle olimpiadi tradizionali, in una grande cerimonia di chiusura, in cui i migliori punteggi in ogni abilità sono stati premiati con medaglie d’oro, d’argento e di bronzo, insieme ai Medallions for Excellence per i non pochi partecipanti che hanno dimostrato standard di livello mondiale. Vai ai risultati.
Mentre noi, pur essendo la seconda manifattura in Europa abbiamo la necessità di “ricostruire l’istruzione tecnica” che deve essere una leva strategica per creare crescita economica e occupazionale sostenibile, c’è una parte del mondo, a cui appartengono anche molti paesi in via di sviluppo, che hanno già provveduto a costruire sistemi di istruzione tecnica di eccellenza per rendere competitivi i loro sistemi economici in una economia globale che coinvolge tutti. E non solo, ma questi paesi ritengono importante confrontarsi tra loro anche valorizzando le “sfide olimpiche” degli studenti che competono tra loro mostrando le loro competenze e facendone un efficace strumento del miglior benchmarking.
Allo stesso tempo, l’analisi dei nostri indicatori economici ci conferma la perdita di competitività dell’Europa, con la Germania che ne è la locomotiva abbastanza sofferente, e quindi l’urgente necessità di porvi rimedio applicando le misure indicate nel rapporto Draghi.
Infatti, osservando il medagliere riportato nei risultati delle competizioni dei mestieri di Lione, la Cina ha vinto ben 36 medaglie d’oro, la più parte nelle professioni industriali, sulle 63 gare di abilità. Ma ciò che colpisce è che sullo stesso podio dei cinesi sono saliti frequentemente i giapponesi e la Corea del Sud. Nel caso poi delle professioni riguardanti la meccatronica, il settore per noi più importante per il nostro export che comprende il made in Italy della meccanica strumentale di cui abbiamo scritto tante volte, i primi sei posti, con in testa la Cina sono occupati dai paesi asiatici e solo al 7°, 8° e 9° posto troviamo la Svizzera, l’Austria e la Germania.
Non deve poi sfuggire all’osservazione la presenta del Marocco, ormai consolidata da tempo, del Sud Africa, del Kenya e addirittura di Namibia e presto ci troveremo anche la Nigeria che è già entrata nel club delle WorldSkills Competition per le olimpiadi future. L’Italia ignora questi eventi.
Nella cerimonia di chiusura, Chris Humphries, Presidente di WorldSkills, rivolgendosi direttamente ai giovani studenti campioni, ha detto: “Siete davvero voi gli artefici del cambiamento. Siete le persone che ora stanno andando nel mondo, per plasmarlo e trasformarlo e per trovare nuovi percorsi per affrontare le sfide che tutti noi affrontiamo. Questo mondo ha bisogno della vostra creatività, della vostra passione, della vostra audace ambizione e delle vostre eccezionali capacità”.
Contemporaneamente David Hoey, CEO di WorldSkills International, ha incoraggiato ogni delegato dei paesi partecipanti a “portare a casa” le nuove conoscenze acquisite e ad applicarle ai sistemi di competenze nei propri paesi e regioni, facendone degli standard riconosciuti da tutti. Un po’ quanto ha chiesto anche Draghi nel suo rapporto, invitando ad allineare i sistemi di istruzione e formazione, anche per gli adulti, secondo standard di alta qualità riconosciuti da tutti.
I giochi olimpici si sono poi chiusi con la tradizionale cerimonia del passaggio della bandiera WorldSkills dall’organizzazione francese a WorldSkills China, che ospiterà la 48a WorldSkills Competition a Shanghai nel 2026. Successivamente, nel 2028 toccherà al Giappone.
Se noi ci affidiamo con speranza all’applicazione del rapporto Draghi per far crescere le nostre competenze da introdurre nelle sfide che ci attengono, gli asiatici a partire dalla Cina e a seguire dal Giappone, si stanno già preparando per le contromosse da applicare alle misure previste.
Non resta che chiederci: e il nostro Paese cosa fa? Per ora si nota l’assenza, nonostante tanti tentativi fatti nel passato per coinvolgerlo. Forse è il caso d’esserci: “è l’ultima chiamata per rimanere la seconda manifattura in Europa, salvare la nostra economia e preservare il nostro welfare”.
Valerio Ricciardelli