DON STEFANO COMMENTA LE LETTURE DELLA 6ª DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DEL BATTISTA



A una prima lettura questa pagina del vangelo ci fa immergere in tematiche e realtà che riguardano, purtroppo, la vita di molti. Quante persone al termine di una giornata di impegni e di ricerca si ritrovano a constatare amaramente: nessuno ci ha chiamato al lavoro. Chi si trova in situazioni simili è duramente messo alla prova. Oppure quante persone non vengono retribuite secondo giustizia. C’è sproporzione tra le ore di lavoro in una giornata e la retribuzione offerta.

La pagina di Vangelo ci conduce però altrove. Credo che ugualmente dobbiamo portare nella nostra preghiera tutte le problematiche di oggi attorno alla realtà del lavoro, nella disponibilità, per come ci è possibile, a metterci in gioco perché il mondo del lavoro sia caratterizzato da giustizia ed equità e perché a tutti sia offerta la possibilità di un lavoro.

Dove ci conduce invece la parabola. Ci offre uno sguardo sulla bellezza del cuore di Dio.

La vigna della parabola è la vita, la terra, il mondo in cui siamo chiamati a vivere. È evidente come Gesù voglia raccontare della passione di Dio Padre perché il mondo in cui viviamo possa “fiorire” come una vigna rigogliosa di ottimi frutti. Come Dio anche noi dobbiamo avere nel cuore questa passione che è l’esatto contrario del menefreghismo e dell’incuria irresponsabile con cui purtroppo oggi guardiamo al mondo e alla società in cui viviamo.

E’ bella la sottolineatura dell’insistenza e la determinazione da Parte del padrone della vigna nel cercare operai che lavorino per lui. Continua a uscire a cercarne, instancabile. Ha bisogno di tutti. Non solo perché c’è tanto lavoro ma perché tutti per lui sono importanti e tutti si devono sentire cercati e chiamati a collaborare con lui. Nessuno è inutile. Tutti sono preziosi, allo stesso modo, sia quelli della prima ora che quelli chiamati al termine della giornata. Ora posso tornare a pensare a tutte quelle persone che proprio per mancanza di lavoro si sentono inutili e perciò avvolti da una tremenda tristezza e sofferenza. Questa parabola ci invita ad avere lo stesso sguardo di Dio e diventare appassionati della preoccupazione che nessuno corra il rischio di sentirsi inutile.

È bello infine il cuore di Dio perché desidera che tutti gli uomini abbiano la possibilità di affrontare serenamente la vita avendo ogni giorno ciò che serve per vivere. Anche coloro che sono chiamato all’ultima ora hanno le stesse necessità per affrontare serenamente la vita. Gli operai della prima dovrebbero essere felici della generosità del Padrone perché felici di vedere che a tutti è offerta la possibilità di avere ciò che è necessario per vivere. Dovrebbero essere felici perché potrebbe capitare a loro il giorno dopo a essere chiamati all’ultimo momento ed essere comunque nella possibilità di affrontare serenamente le imprescindibili necessità della vita. Il padrone dice a quelli che invece si lamentano che il loro sguardo è cattivo e sono anche invidiosi della sua bontà. A me piace tantissimo questo padrone che sogna di avere a che fare con persone chiamate al lavoro che hanno un cuore simile al suo, uno sguardo simile al suo. E mi piace pensarlo sorpreso del lamento degli operai della prima ora. Dio sogna di avere a che fare con uomini e donne che hanno il suo sguardo e i suoi sogni, uomini e donne che quando lo pregano dicendo “dacci oggi il nostro pane quotidiano” con il desiderio che nessuno, veramente nessuno sia escluso dal riceverne quanto serve per vivere bene.

Don Stefano Colombo
Casa Paolo VI – Concenedo

 

 

 

 

 

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