LIBERI DI VIAGGIARE: FUGA DAL SOCIAL



Giù il sipario: nascondersi all’epoca dei social

Il mondo iperconnesso dei social, e di Internet in generale, ha schiacciato l’esperienza umana in un presente irriflesso, in cui il tempo del desiderio si riduce all’attesa di like e commenti per i contenuti postati, e il ricordo a un catalogo di foto nell’archivio. Passato e futuro sono scomparsi, resi evanescenti dalla velocità di un mondo fatto di output e feedback istantanei. Cosa resta allora della nostra esperienza?

Anche il tempo libero subisce il processo di spettacolarizzazione social, e in questo modo viene tolto alla nostra intimità, diventa una merce, smette di essere esperienza personale di crescita e conoscenza. Estromesso dalla psiche e dalla parola il ricordo è affidato a macchine di memoria, diventa pacchetto di informazioni. Sempre più persone percepiscono una sensazione di disagio angosciante derivante da questa condizione e cercano di ritrovare il vero senso delle esperienze personali.

Uno dei “campi” nei quali la percezione di questo disagio è stata avvertita con più forza è quello del viaggio: esperienza per antonomasia, momento di crescita e di scoperta, possibilità di conoscere meglio se stessi e le persone con cui la condividiamo. Un viaggio non esiste solo nel suo presente, ma anche e soprattutto come desiderio, dunque come attesa del futuro, e come ricordo, quindi nel passato. Estenuati da una vita online, sono molti quelli che hanno deciso di mettere in pratica il proprio diritto alla privacy, allontanandosi dal mondo dei social anche e soprattutto durante quell’esperienza che più di tutte, forse, aveva attirato su di sé le dinamiche della spettacolarizzazione.

La tecnologia può rendere liberi: viaggiare al tempo del web 2.0

La soluzione al problema l’ha offerta proprio il web, perché come si sa ogni veleno, col giusto dosaggio, può diventare antidoto; e allora ecco che la rivoluzione informatica che ha investito il mondo dei servizi ci offre la possibilità di riscattarci dalla gabbia mediatica in cui ci troviamo. Del resto non sono pochi gli esempi che ci dimostrano che non esistono tecnologie buone o cattive, ma solo buoni o cattivi usi.

Questa nuova percezione ha portato, specialmente le nuove generazioni, a cambiare il paradigma dominante della vacanza, quello, per intenderci, dei villaggi turistici, delle crociere e degli hotel di lusso. Non che il mercato del lusso stia conoscendo un periodo di crisi, ma semplicemente sempre meno persone hanno come modello ideale quel tipo di vacanza, percepito come artificiale, soprattutto dopo la grande abbuffata social dell’ultimo decennio.

In questo contesto l’idea del viaggio come avventura per la conoscenza e la crescita personale ha preso campo, offuscando passo dopo passo l’immaginario della vacanza tropicale, il cui emblema è il cocktail a bordo piscina. Oggi in una meta si cerca l’autenticità, ecco perché sempre più località lontane dalle destinazioni mainstream, attirano un nuovo interesse. Anche il modo di muoversi è cambiato: all’aereo, mezzo della velocità per eccellenza, si preferisce oggi il viaggio in auto.

Ed è proprio qui che le potenzialità di Internet e della connessione globale ci segnalano la strada per uscire da una impasse alienante. Oggi è possibile, infatti, organizzare facilmente viaggi on the road in mete poco conosciute: il web dinamico ha consentito a molte persone comuni di diventare fornitori di servizi alberghieri, creando strutture ricettive laddove prima non ve n’erano (è il caso del fenomeno dell’house sharing, ad esempio). Contemporaneamente la navigazione GPS ha facilitato enormemente le possibilità di movimento, semplificando la ricerca di itinerari anche in località remote e con poche infrastrutture.

Oggi siamo in grado di pianificare viaggi lunghi e complessi grazie alla possibilità di prenotare online qualunque cosa: dall’alloggio, al parcheggio auto, ma anche esperienze, locali e visite ai musei. Queste enormi potenzialità si sono incontrate con un sentimento di soffocamento derivante dalla ripetitività delle esperienze, tutte già vissute attraverso i social, ed hanno reso attuabile un cambio di mentalità che sempre più oggi è percepito come liberazione dagli schemi, come forma di libertà.

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