In Dio vi è una straordinaria intenzione, una grande passione. Vuole che tutti gli uomini partecipino alla sua gioia. È il filo rosso che unisce le letture di questa domenica. È ciò che afferma con forza Gesù nel Vangelo attraverso il racconto della parabola del banchetto. Isaia afferma perentoriamente che nessuno deve dire: Il Signore mi escluderà dal suo popolo, perchè di nuovo, tutti, senza esclusione, sono chiamati. Paolo afferma che Cristo è venuto per abbattere il muro di separazione, l’inimicizia.
Il Vangelo ci dice che Dio non sopporta di vedere posti vuoti e chiama e invita, e invita i suoi amici a farsi portavoce presso tutti di questo suo desiderio, di questa sua passione.
Mi sembra che la parabola contenga per noi una provocazione. Si tratta di provare a guardare ad ogni uomo, comunque sia, in tutti i sensi, e vederlo come un invitato alla gioia del regno. Potremmo anche vederne i difetti, i peccati, i più disparati motivi nel suo modo di essere e di vivere che potrebbero spingerci in qualche modo a considerarlo immeritevole di alcun dono ma mai dovremmo dimenticare che Dio lo vuole accanto a se, seduto al suo stesso banchetto.
Sembra che Gesù con questa parabola voglia dire a coloro che si ritengono indegni di accogliere il suo invito che questo è il peggior pensiero su di noi e su di lui che ci possa essere. L’invito alla gioia del regno è sempre e comunque per tutti tranne per chi non ci vuole entrare. Sembra che il rifiuto dell’invito da parte di alcuni amplifichi sempre di più in lui il desiderio che non ci siano posti liberi alla tavola del banchetto.
Non hanno accolto l’invito, ci sono ancora posti, dicono i servi, e il padrone non si scoraggia, non si ferma, rilancia ad altri l’invito. È detto qualcosa così della speranza di Gesù nei nostri confronti.
Sono particolarmente luminose le affermazioni di Isaia: “Non dica lo straniero che ha aderito al Signore: “Certo, mi escluderà il Signore dal suo popolo!”. Non dica l’eunuco: “Ecco, io sono un albero secco!”. Non ci sono dunque condizioni di religione, condizioni sociali, o di genere, o di età, o di razza che escludano. Anzi sembra proprio che quelli che sulla terra avranno patito esclusione, quasi avranno un privilegio da parte di Dio.
Che cosa dire allora di quelli che hanno rifiutato l’invito alla cena? Nessuno mette sotto accusa la loro attenzione al campo, ai buoi, tanto meno agli affetti umani. Fanno parte della vita cui dobbiamo rispondere giorno dopo giorno. Quello che non va è che sono così presi dall’interesse personale, dall’interesse privato, da disattendere l’invito a un banchetto, da dare nessuna importanza alla proposta di uno spazio “altro”, all’invito a una dimensione comunitaria e corale di gioia. Domina il privato ed è cancellata la gioia per qualcosa che è di tutti, per il bene di tutti. È trascurata la passione di Dio per la ”grande cena”, per i “molti”. Che attualità!!!
Don Stefano Colombo
Casa Paolo VI – Concenedo