C’è un racconto da parte dei suoi discepoli che fa nascere in Giovanni Battista una domanda da rivolgere a Gesù, impegnativa. Che cosa hanno raccontato i discepoli? Due miracoli. Il primo: la guarigione a distanza del servo di un centurione. Aveva detto a Gesù di fare a meno di recarsi da lui perché per guarirlo sarebbe bastata una sua parola. E Gesù aveva ad alta voce esaltato la sua fede.
Il secondo: la risurrezione del figlio di una vedova a Naim con bellissime parole e gesti di commovente tenerezza verso la donna e suo figlio. Hanno raccontato a Giovanni la sua compassione, la sua tenerezza. La sua vicinanza ai lontani, agli stranieri e ai prediletti da Dio Padre.
“Sei tu il Messia?”…..la compassione la tenerezza di Gesù fanno problema?
Come risposta alla domanda di Giovanni risponderà ancora con la compassione e la tenerezza verso i “benedetti” dal Padre suo e nostro.
Ma perché Giovanni Battista ha inciampato sulla tenerezza e la compassione di Gesù?
Forse perché si aspettava qualcosa di diverso…uno stile più potente, “aggressivo”, grintoso. Forse perché era convinto che aveva bisogno di altri modi per farsi strada il regno di Dio.
Assomigliamo tanto a Giovanni Battista. Anche per noi per cambiare qualcosa di ciò che di sbagliato e negativo ci circonda ci vorrebbero forza e potenza e non tenerezza e compassione. Occorrerebbe alzare la voce, essere capaci di imporsi, farsi valere. Proviamo a pensare a tante situazioni concrete della e nella nostra vita, a certi problemi, a certi rapporti, forse l’ultima cosa a cui pensiamo per poter cambiare qualcosa che non va è la tenerezza.
Quello che propone Gesù è qualcosa di diverso. Con la tenerezza e la compassione si fa strada il regno di Dio, la novità che è il regno di Dio. Compi gesti di compassione e di tenerezza e tutto cambia, anche ciò che sembra impossibile che possa avvenire. Forse è il momento di crederci davvero. I nostri modi di affrontare con grinta i problemi, le difficoltà, le situazioni difficili, i “conflitti” di ogni genere di fatto (perché è così difficile ammetterlo) non portano ad alcun risultato positivo. Spesso le cose si peggiorano. Proviamo con la compassione e la tenerezza.
Anche noi discepoli di Gesù, noi che proviamo a fare ed essere come lui a volte ci impegniamo a cambiar il mondo con qualcosa di bello e di importante ma fermandoci prima della compassione e della tenerezza. Arriviamo a compiere gesti di carità ma non ci preoccupiamo di avvolgerli di tenerezza e compassione. Magari c’è tanta, perfetta, strutturata, precisa carità ma….senza cuore.
La tenerezza tocca nel profondo; cura la solitudine che genera paure e diffidenza; scioglie la rabbia; dona senso alla vita; alleggerisce il cuore; fa sgorgare lacrime e fiorire i sorrisi; vince l’indifferenza; crea legami profondi; rivela la stima che si ha per chi ne è raggiunto…e chissà quali altri frutti e doni genera.
Scegliamo la tenerezza! E poi sarebbe bello avere l’occasione di ritrovarsi insieme per raccontarci ciò che avremo visto e udito finalmente nascere in noi e attorno a noi.
Don Stefano Colombo
Casa Paolo VI – Concenedo