LA LETTERA. “LOMBARDIA, REGIONE A BASSA DENSITÀ DI LUPO”



La Lombardia è probabilmente la regione italiana con la più bassa densità di lupo: il “Rapporto grandi carnivori 2023” stima la presenza di 18 branchi e 7 coppie; dei branchi in realtà solo 15 sono consolidati da dati oggettivi e 6 sono transfrontalieri.

Il Rapporto non stima i numeri, dato che il metodo di monitoraggio non è adeguato: considerata la dimensione media di un branco che in Italia è di 4,5 individui, si possono ipotizzare meno di 100 lupi, tra cui un numero imprecisato, ma importante, di lupi in dispersione.

Ciononostante, l’impatto della specie viene dipinto come drammatico.

 

I consiglieri regionali lombardi Snider e Massardi (Gruppo Lega) testualmente dichiarano con una mozione sui lupi che sono “Una presenza sempre più infestante e pericolosa. Le aggressioni alle greggi rischiano di danneggiare seriamente un importante comparto economico lombardo. Gli avvistamenti sono quotidiani e con loro cresce la preoccupazione degli abitanti. Una percentuale cospicua di questi predatori è rappresentata da ibridi il che comporta un aumento delle aggressioni ad animali e persone”. 

Un fenomeno da mappare con test genetici. Più precisamente, “che si provveda alla raccolta nei Pronto Soccorso, a seguito delle aggressioni o delle predazioni, di campioni di DNA dalle ferite delle vittime, uomini o animali, al fine di distinguere se si tratti di lupi o di ibridi cane-lupo”.

 

Escludendo, dunque, a priori che possa trattarsi di cane, sebbene il Rapporto certifica nel 2023 ben 26 predazioni su ovicaprini effettuate da cani e sebbene l’unico episodio che viene citato di attacco all’uomo, nel comasco, risultò nei fatti non più di morsi di cane. 

È inqualificabile che i dati delle predazioni su bestiame Regione Lombardia, anziché dal Rapporto 2023 o agli Enti pubblici incaricati, li abbia chiesti a Coldiretti, che oltre a non avere alcuna competenza nel rilevare e certificare i danni da lupo, ha tutto l’interesse a gonfiarli.

 

È deplorevole dipingere il tema del lupo come problema di sicurezza sociale: politici e Coldiretti dimenticano, che il lupo vive vicino all’uomo fin dal Neolitico, tanto che il cane non è altro che un lupo addomesticato.

 

Nonostante l’esasperante allarmismo, la possibile vicinanza di lupi ai centri abitati non equivale a pericolo, non più della vicinanza di cinghiali o di vacche o di api o di zecche o di zanzare, tutti animali statisticamente più pericolosi.

È falso il tema dei lupi ibridi: nessuno può sostenere di avere osservato un ibrido, poiché non può essere certificato a vista, spesso neppure da un esperto e il solo fenotipo non è identificativo. L’incrocio cane-lupo è ad oggi un fenomeno prettamente appenninico, non vi sono casi accertati sulle Alpi centrali.

 


Se il fenomeno costituisce un possibile problema per la conservazione del lupo, non vi è ad oggi alcuna pubblicazione scientifica che riporti che questi individui possano avere comportamenti diversi dai lupi “puri”, né dimensioni diverse, diverso gradi di confidenza o tasso di predazione: sono a tutti gli effetti lupi.

Ben venga il monitoraggio sui lupi, non certo perché lo chiede una mozione, ma perché la raccolta di dati sulle specie protette, e tale resta il lupo anche con l’eventuale declassamento, è un obbligo dell’Italia in base alla direttiva Habitat, delegato dal Governo alle Regioni e alle province autonome. Così come è un obbligo, disatteso, quello di monitorare ai sensi della Direttiva e della Legge 157/92 anche i lupi bracconati e i lupi investiti, sui quali tutti tacciono.

 

Sorge, però, un ragionevole dubbio: chi ha interesse a dipingere i lupi come un tema sociale di primaria importanza, anzi come un’emergenza, pare sottovalutare altri problemi del vissuto quotidiano o, forse, pare volerne sviare l’attenzione.

Sarà interessante raccogliere i primi riscontri, dopo che ai Pronto Soccorso verrà attivata la procedura di raccolta del DNA di cui sopra.

Possiamo aspettarci che medici, infermieri, operatori socio sanitari, tutti sottoposti a carichi di lavoro eccessivi, a contenziosi legali frequentissimi, a crescenti aggressioni fisiche e verbali, con stipendi bassi e turni massacranti accoglieranno positivamente la novità?

 

Forse tra loro i giovani che non fuggono all’estero e tra questi i pochi che scelgono la vita della Medicina di Emergenza e UrgenzaPossiamo condividere che la cittadinanza attendesse con trepidazione che, in caso di aggressione da lupo, i Pronto Soccorso lo possano stabilire tramite raccolta del DNA?

 

Dopo che il Pronto Soccorso è sempre più utilizzato come un grande Medico di Medicina Generale, data la carenza strutturale del “Medico di Famiglia”: è di due giorni fa il dato di 160.000 cittadini lombardi del tutto privi di Medico di Medicina Generale, peraltro figura sempre più lontana dal “Medico di famiglia”.

Dopo che sempre più spesso ci si reca al Pronto Soccorso per essere sottoposti a quell’esame che, altrimenti, con le liste d’attesa infinite, sempre che i calendari siano aperti, è impossibile fare.

Forse è altro ciò che interessa e che gioverebbe alla cittadinanza, dopo che la pioggia di promesse del post-Covid è stata del tutto disattesa, tanto che la fuga di personale dagli Ospedali pubblici, e l’Ospedale Manzoni non fa eccezione, è allarmante.

Vi ringrazio per l’attenzione.
Cordiali saluti

Lettera firmata

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