Mi permetto, anche con una certa vergogna a dir la verità, di commentare questo brano di vangelo con le parole di un canto che anni fa ho composto proprio partendo dalla preghiera su questo brano di Vangelo. Il protagonista è Zaccheo, un pubblicano. Un uomo che lavorava per coloro che occupavano Israele e per loro riscuoteva le tasse. Non gli bastava quello che i romani gli retribuivano, probabilmente “faceva la cresta” sul dovuto. Certamente era cercato da qualcuno che contava sulla sua amicizia per particolari favori o raccomandazioni come sicuramente era tenuto alla larga da coloro che lo consideravano un venduto e un ostinato peccatore. Il suo nome era “curioso” e “paradossale” rispetto quello che di fatto era. Zaccheo poteva avere due significati: “puro” e “Dio ricorda”. Nel canto cerco di descrivere il suo l’incontro inaspettato e incredibile con Gesù.
Io mi tuffo nei tuoi occhi, mi ritrovo in fondo al cuore, come è pieno di emozioni, come è pieno di persone. Chissà com’è che porti tutto e tutti dentro te e c’è persino un posto anche per me che giro a vuoto intorno.
Zaccheo voleva vedere Gesù. Non dice il Vangelo che voleva incontrare Gesù. Ma mentre è sulla pianta per vederlo invece incrocia il suo sguardo. E’ Gesù che lo cerca, così come faceva sempre, come aveva fatto tante volte. E dal suo sguardo inizia tutto. I suoi occhi sono una finestra sul suo cuore e Zaccheo lo riconosce pieno di emozioni, di incontri, di ospitalità di condivisione, di amore donato, perdono e stima offerti a tutti in modo esagerato. Uno sguardo disarmante, buono. Capisce dallo sguardo e dall’essere chiamato per nome che già abitava in quel cuore. Uno sguardo che promette una pienezza di vita, una verità, una libertà fino a quel momento mai provate.
Non c’è tempo per capire come hai fatto a indovinare che cercavo vie di uscita al mio triste naufragare. Chissà com’è che mi ritrovo a casa insieme a te che coraggiosa, nuova, pazza idea: amare un peccatore.
Finalmente istantaneamente e improvvisamente ha piena consapevolezza di ciò che da tempo stava vivendo. Riconosce la sua povertà, la sua insoddisfazione, il suo bisogno di vita vera. Ha bisogno di sapere dove andare, cosa fare per vivere davvero.
Si sente amato anche se non meritava nulla, anche se avrebbe dovuto ricevere rimproveri da Gesù. In Gesù, nel suo sguardo e nelle sue parole c’era un Vangelo incredibile: Zaccheo sei amato anche se peccatore!
Gesù alza lo sguardo per vedere Zaccheo. E’ in basso. Gesù ama l’abbassamento, la kenosi. E’ un cammino che compie diverso da quello che compiamo noi, da quello che fino a quel giorno ha compiuto Zaccheo. L’uomo vuole salire, andare in alto e vorrebbe guardare sempre tutti dall’alto in basso. Gesù ama il contrario per raggiungere tutti, per donarsi a tutti e tutti salvare. Chissà se Zaccheo, da lontano, avrà alzato lo sguardo verso il crocifisso, l’avrebbe trovato ancora più in basso per esagerato amore verso di noi.
Dove siete derubati presto non ne posso più. Ciò che è tolto torna a voi. Tutto e quattro volte tanto. Chissà com’è che sono più felice adesso che possiedo solamente te che canti il mio nome: Zaccheo finalmente puro, Zaccheo Dio ricorderà, Zaccheo.
Capisce qual’è la vera ricchezza, quella che rende davvero felici, quella che ti fa stare bene, quella che attesta la nostra grande dignità. L’amore di Dio è per noi, proprio e tutto per noi e ci rende finalmente capaci di amare. Ha fretta Zaccheo, come se da tantissimo tempo il suo cuore aspettasse il dono di quell’inestimabile tesoro. L’amore di Dio ci è offerto nonostante il nostro peccato, “mentre” siamo persi nel peccato.
Ha capito la sua verità, racchiusa nel suo nome: “Zaccheo” cioè “puro” perché da un amore infinito e meritato reso finalmente puro. “Zaccheo” Dio gli ricorderà sempre che è figlio amato e reso capace di amare.
Benedetto sicomoro dono della provvidenza benedetti i tuoi rami porta della mia salvezza. Chissà com’è che sono un altro proprio grazie a te. Che mi hai alzato fino al punto che ho visto il paradiso.
Immagino Zaccheo che con il cuore gonfio di gratitudine custodisce il ricordo dell’incontro con Gesù reso possibile da una pianta che a suo tempo offre frutti abbondanti e che quel giorno ha reso possibile per lui gustare il sapore della salvezza, il sapore del paradiso. Sarà sempre lì ad ogni suo passaggio, ad ogni sua sosta sotto le sue fronde a ricordagli che un giorno proprio grazie a lui e alla sua semplice curiosità ha iniziato a vivere davvero.
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Don Stefano Colombo
Casa Paolo VI – Concenedo