DON STEFANO COMMENTA LE LETTURE DELLA SECONDA DOMENICA DI QUARESIMA



Se tu conoscessi il dono di Dio? E se questa frase fosse proprio per me, per noi? Gesù ha visto nel cuore la donna Samaritana e a lei ha detto così….” Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti parla!” Mi piacerebbe riuscire a immaginare con che tono di voce le ha posto questa domanda, con quale espressione del viso l’ha pronunciata. Di delusione? Di rimprovero? Era una domanda avvolta di tenerezza, di un sottile dispiacere, di un desiderio di arrivare al cuore e “metterlo in moto”, una domanda che nasceva da un sospiro?

Gesù ci guarda, nel cuore…

Magari, come è accaduto per la donna Samaritana, vede la nostra sete più profonda, quella di cui la sete d’acqua è una immagine forte e sbiadita nello stesso tempo. È la sete di amore, il bisogno di essere amati così come siamo.

Poi, come è accaduto per la donna Samaritana, vede il bisogno di pace interiore: di sciogliere ogni tipo di ansia che inquieta, rende tristi, di essere perdonati e di sapersi perdonare.

E poi, soprattutto per noi, il bisogno di non doversi più stupire di fronte a cosa è capace di compiere l’uomo di male.

Il bisogno di abitare un mondo che sia casa per tutti e non palazzo lussuoso per qualcuno e luogo da cui scappare per altri.

Vede la nostra sete e dice…se tu conoscessi. Forse con lo stesso tono usato con la donna Samaritana, forse…

Come a dire che si sente di dover suscitare ancora di più in noi il desiderio di conoscerlo perché solo lui può placare la sete. E’ formidabile questo approccio di Gesù così paziente, così rispettoso della nostra libertà, così pieno di speranza in noi.

Come a dire che forse non sappiamo ancora bene cosa significa poter avere a che fare con lui.

Come a dire che si sente un po’ incompreso, un estraneo.

E’ un dolce rimprovero che non mortifica, che non allontana ma predispone il cuore a qualcosa di diverso, di migliore e più vero con lui.

E così mi piacerebbe dire a Gesù che ci provo. Ci provo a trovare più tempo per stare con lui per guardarlo, per ascoltarlo, per conoscerlo, capirlo e davvero amarlo. Ci provo a viverlo!

Oppure dirgli che ci provo a essere più mite, umile, povero, mendicante.

Ci provo a guardare con disincanto ciò che molti promettono e mai donano, ad essere vigile per non farmi ingannare e distogliere lo sguardo da  lui.

Don Stefano Colombo
Casa Paolo VI – Concenedo

 

 

 

 

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