PASTURO – L’affronto alla Grigna e ai suoi sostenitori è stato sferrato con un “penso che la Grigna (o Grignone, o Grigna settentrionale, ex monte Coden) tutto sommato mi sta un po’ sulle palle. Se la tira da grande montagna, ma è più larga che alta, più inutilmente faticosa che difficile, più varia che bella” così inizia la sua condanna alla Grigna il giornalista e polemista Filippo Facci sulla propria pagina Facebook.

Ovviamente molti sono stati i commenti e le risposte dei lecchesi, valligiani e non solo, “traditi” da quella che è la loro montagna per eccellenza. Se il Resegone è il simbolo della Lecco manzoniana, la Grigna Settentrionale altro non è che l’emblema della Valsassina e dei suoi abitanti.

Il commento di Facci si basa sulla giusta osservazione per cui la Grignetta vale tanto, se non più, della sorella maggiore, tuttavia i toni con cui il giornalista priva della sua aurea mitica la Grigna sono molto accesi e per alcuni anche denigratori.

“Trovo che la vicina Grignetta sia molto più bella e ricca, meno pretenziosa, un gioiellino come il Resegone. Siccome però hanno la Grigna, tanti lecchesi la magnificano perché semplicemente c’è: anche se, a furia di percorrerla, credo abbia più sentieri di qualsiasi altra montagna al mondo: una sorta di ragnatela per cui, alla fine, se non ci sei già stato, non capisci più niente; cartelli dappertutto, sin troppi rifugi, un sacco di saliscendi che sfiancano senza premio, per non parlare della letteratura da sboroni di chi compila le guide online e classifica tutto come «poco difficile» e fattibile in due ore e mezza (quando Ueli Steck ne impiegherebbe tre)”

Una vera e propria distruzione d’immagine ai danni della regina dei monti lecchesi, così descritta da Facci: “La via da Pasturo, lunghissima e pallosa, quella invernale da Balisio pure: tutta fatica che si può riservare a montagne che se la tirano di meno”.

Le risposte di alcuni lecchesi, toccati e alterati dalle parole di Filippo Facci sono state altrettanto brusche: