Se l’amore non fosse la prova della nostra autenticità cristiana, la messa domenicale o quotidiana diventerebbe un’abitudine, un adempimento, un rito vuoto di quelli che condanna Gesù in linea con i profeti; il “Padre Nostro” sarebbe una menzogna sulle nostre labbra indurite dall’indifferenza; e la comunione sarebbe un mangiare da soli, senza che ci importi del mondo e degli altri.
Il Vangelo di questa domenica ci spinge alla carità, poiché l’amore non è un qualcosa di aggiunto, ma di congenitamente cristiano. Dobbiamo scegliere l’amore davanti all’egoismo indifferente, se vogliamo sopravvivere. E il Vangelo di oggi ci offre l’opportunità di rivedere le nostre celebrazioni eucaristiche e le nostre comunioni.
Vogliamo sapere se le nostre celebrazioni eucaristiche devono qualificarsi come swgnw o indegne, autentiche o false, come dice san Paolo? C’è una prova che non fallisce: è l’amore dividere con gli altri nostri fratelli. Dobbiamo purificarci da tutto quello che ci separa da questo amore, perché il nostro sacrificio eucaristico, reale anche se non cruento, sia gradito a Dio.
Al sacerdote che ci offre l’ostia consacrata dicendo: “Il Corpo di cristo” rispondiamo: “Amen”.
Questa breve formula è una mirabile sintesi di fede eucaristica, è tutto un programma di vita, un “amen” serissimo, un gesto d’impegno maturo, un “si” netto all’amore fraterno, del quale il sacramento dell’eucaristia è, e deve essere davanti agli altri, segno visibile ed efficace.
– Fa o Signore Gesù, che abbiamo fame del pane di vita che sei tu! Il disinteresse e l’egoismo invadono le nostre vite, rovinando quanto ci circonda con la loro voracità. Fa, Signore Gesù, che siamo generosi nel servire i più poveri e che siamo disposti a dividere tutto quello che abbiamo con i fratelli più bisognosi, come hai fatto tu. Amen.
Don Graziano
vicario parrocchiale
Terza domenica dopo l’Epifania
Rito Ambrosiano – Ciclo “A” 2017
Lc 9, 10 – 17
22 gennaio 2017