PASTURO – I lunedì del Grinzone continuano e ieri sera a salire sul palco del cineteatro è stato don Luigi Melesi con il suo nuovo libro Memorie di una casa di rieducazione; ad intervistarlo Riccardo Benedetti. Durante la serata c’è stata anche la possibilità di acquistare l’opera del padre salesiano e, a parte, il CD-ROM contenente le canzoni dei ragazzi de “La Gabbia”, spettacolo portato in scena nei teatri del Nord Italia dai ragazzi della casa di rieducazione.
“È un libro che parla di una storia vera destinata a continuare” – esordisce Benedetti – di un autore “su cui è passato il mondo intero”, per dirla con Nando Dalla Chiesa – così lo aveva definito, nel 2010, sul Fatto Quotidiano –. L’opera è ben inserita nel tema della serata, come dice don Melesi: “educare non è facile, ma è possibile imparare; nell’ambiente in cui viviamo, è difficile educare i ragazzi d’oggi. Le difficoltà si possono individuare subito nell’educazione dei ragazzi, che hanno la loro identità e vogliono quindi autodeterminarsi. Inoltre, a ciò si aggiunge la perdita del senso profondo dell’esistenza umana: caos morale di persone in ruoli di responsabilità, corsa alle ricchezze; manca un senso comune della vita. Il mondo soffre per questa perdita di senso di un destino comune a cui si è arrivati tramite i comportamenti cinici, secondo cui ciascuno si comporta come se dovesse rendere conto solo a se stesso. Questa crisi ha indebolito i rapporti interpersonali e quindi anche i legami tra i figli e i genitori, e con essi anche il ruolo educativo. Nei social network i ragazzi pensano di sentirsi liberi, in realtà in questi luoghi virtuali essi limitano le proprie capacità intellettive ed elettive”.
Memorie di una casa di rieducazione – che reca in copertina i ragazzi della casa di rieducazione mentre recitano al teatro San Babila di Milano, gremito – parla della straordinaria trasformazione che i salesiani, fra cui l’autore del libro, hanno apportato all’istituto Beccaria di Milano e Arese, che sotto la loro felice egida, iniziata il 29 settembre 1975, è passato da un edificio in cui i ragazzi erano rinchiusi e ammassati in celle a “un centro altamente educativo, una casa piena di fede, di amici e di gioia”, come afferma lo stesso don Melesi. L’iniziativa è stata suggerita ai salesiani dall’allora mons. Giovanni Battista Montini che li aveva esortati a confrontarsi non solo con ragazzi diligenti e studiosi, ma anche con quelli ribelli, per evidenziare in essi l’efficacia dei sapienti dettami di don Bosco. I ragazzi, infatti, sono stati rieducati da don Melesi e dai suoi confratelli tramite il meraviglioso binomio del Santo: ragione e religione, due virtù che hanno permesso una riabilitazione che ha avuto successo nell’87% dei casi, secondo le statistiche dei salesiani di don Melesi, che sono riusciti a fondo nell’impresa. Ma l’importante non sono i numeri, bensì le vite di questi ragazzi che grazie all’impegno, alla dedizione e alla fede sono migliorate nettamente, hanno conosciuto l’amore verso il prossimo e verso Dio, hanno ritrovato la speranza e i loro cuori hanno riscoperto una squisita umanità. “La vera religione – conclude, in accordo con Freud, don Melesi – è argine e terapia alla nevrosi umana: essa sa liberare chiunque dall’angoscia, crea persone mature, responsabili e socievoli”.
Per chi vuole saperne di più, il libro contiene diversi racconti che parlano della vita ritrovata di questi ragazzi. La prefazione contiene le parole che Papa Paolo VI aveva pronunciato ai salesiani di Arese, quando li ricevette, nel ’69, a Castel Gandolfo. Si tratta di storie di speranza, di prove del fatto che sotto la luce della fede non si è mai persi.
Alessandro Tonini