MILANO – “Si tratta di una vittoria molto importante per la montagna della Lombardia, perche’, per la seconda volta, e con l’auspicio che sia in via definitiva, la Corte Costituzionale ha riconosciuto la legittimita’ dei canoni aggiuntivi che gli operatori titolari di concessioni idroelettriche scadute devono riconoscere ai territori montani della Regione”. Commenta cosi’ il sottosegretario alla Presidenza di Regione Lombardia con delega alle Politiche per la Montagna e alla Macroregione alpina (Eusalp) Ugo Parolo, la sentenza emessa dalla Corte Costituzionale, in data odierna, in merito al ricorso presentato dal Governo per l’illegittimita’ della legge regionale n.22 del 5 agosto 2015, che ha disciplinato, nel territorio lombardo, le modalita’ alternative di riscossione dei canoni idrici aggiuntivi per le concessioni idroelettriche scadute a partire dal 2010.
IL RICORSO DEL GOVERNO – “Il Governo di Roma – prosegue Parolo – ha impugnato per ben due volte avanti alla Corte Costituzionale la legge regionale che disciplina il canone aggiuntivo per le concessioni idroelettriche scadute. Si tratta di una presa di posizione francamente incomprensibile, perche’ lesiva delle aspettative dei territori montani, che ospitano le dighe ed i tralicci e, inoltre, perche’ tende ad affermare il principio che e’ possibile usare un bene pubblico, quale e’ l’acqua, con concessioni scadute, senza riconoscere alcun beneficio alla collettivita’. Per la seconda volta la Corte Costituzionale ha invece riconosciuto la legittimita’ delle scelte regionali che raccolgono le istanze del territorio”.
RISCRIVERE PATTO COL TERRITORIO – “E’ prima ancora che dal punto di vista economico (si sta parlando di circa 30 milioni di arretrati e 5/6 milioni all’anno per gli anni avvenire), – prosegue Parolo – una vittoria che afferma un principio fondamentale, ovvero quello che chi gestisce il bene pubblico dell’acqua deve comunque, con concessioni scadute, rinegoziare il patto col territorio. In questi anni abbiamo avviato un confronto molto positivo con operatori del settore che, nonostante il rilevante contenzioso, ci ha visto dialogare in modo molto franco su questioni che ci accomunano, come quello della sicurezza degli impianti ed il dialogo con i territori che li ospitano”. “Ci auguriamo – conclude il sottosegretario -, che, con questa sentenza, il percorso possa essere rafforzato, partendo dal riconoscimento della legittimita’ dei canoni aggiuntivi”.