TALEGGIO CONTAMINATO/”COL SILENZIO CI FACCIAMO MALE. NON SARÀ CHE QUEI DIPENDENTI FUORI DAL CAPANNONE…”



Egregio Direttore, ho deciso di scriverle perché vedo con piacere che questa testata è fra le poche a non nascondersi dietro a un dito, e confido quindi che possiate se non pubblicare almeno trarre spunto da quello che le scrivo.

Vivo in Valsassina e passo quotidianamente davanti allo stabilimento di Carozzi, lungo la ciclabile. E vedo nei fine settimana una gran quantità di turisti per lo più provenienti da Milano che vengono in gita nella nostra meravigliosa valle e colgono l’occasione per fermarsi ad assaporare del buon cibo.

Dico di più, ho provato grande orgoglio e ammirazione per la struttura e le iniziative di Carozzi, che ha saputo sfruttare in modo eccellente il connubio tra gli ottimi formaggi della Valsassina e la cornice spettacolare che circonda la ciclabile.

Ma a differenza dei turisti io non passo di fronte allo stabilimento solo il sabato e la domenica, e da qualche mese a questa parte ho notato un nutritissimo gruppo di ragazzi africani stazionare regolarmente nello stabilimento, fuori dal capannone.

Forse sono razzista, ma mi sono posto una domanda molto semplice: da dove vengono questi signori? Conoscono la nostra lingua? E come possono conoscere le delicatissime e fondamentali norme igieniche necessarie a maneggiare formaggi?

Ora, ogni azienda fa le sue scelte e si assume i rischi che ritiene opportuni.

Ma come noto io queste cose sono certo che non sfuggano agli altri abitanti della valle. Che se ne stanno in silenzio, forse per il timore di essere tacciati di razzismo, o forse per paura di danneggiare l’immagine della Valsassina.

Invece io dico che proprio così facciamo il nostro male. Che il turista che viene tutti i fine settimana a comprare fiducioso i formaggi e poi legge che gli stessi vengono ritirati dalle maggiori catene di supermercati non si fiderà mai più, e dirà di non fidarsi ai suoi familiari e conoscenti. Ancora peggio, non metterà la croce su una specifica azienda, ma anche sulle altre del territorio. E questo perché? Perché qualcuno ha voluto risparmiare sulla manodopera (mentre i nostri ragazzi devono andare tutti i giorni a lavorare a Milano)?

No, questo succede perché vediamo ma ce ne stiamo zitti.

Ecco, io ora non sto più zitto. E se mi sbaglio sarò felice di leggere una (documentata) smentita.

Le porgo i miei saluti,

Lettera Firmata

 

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