GRIGNA MERIDIONALE – Sta diventando un vero e proprio affaire cronachistico, confessionale e a questo punto pure politico il caso dei vandalismi nei confronti dei simboli cattolici in vetta alla Grignetta.
A 2.184 metri di altitudine insomma si starebbe combattendo una sorta di “guerra di religione” che a detta di alcuni frequentatori della cima lecchese vedrebbe contrapposti adoratori della croce e propugnatori delle bandierine buddiste.
O meglio, come qualcuno le definisce, “stracci colorati”…
Non aiuta esattamente a ricomporre la situazione quanto emerge dall’inchiesta pubblicata oggi sulle pagine lombarde del quotidiano “Il Giorno” a firma di Stefano Cassinelli, nella quale due figure di notevole spicco del mondo della montagna e della politica locale sparano ad alzo zero – e senza troppi giri di parole.
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Giuseppe Orlandi detto Calumer, presidente sottosezione Cai di Ballabio:
“…Qui è venuta fuori una questione per le bandiere, chiamiamole tibetane, sulla croce. Io ed altri non le vogliamo, ci sono altri posti dove metterle. Io sono stato in Nepal e Tibet, anche là ci sono zone dove sono ben viste e altre no. Adesso qui sulle nostre montagne si è formata una “setta”, uso apposta questo termine, che vuole mettere le bandierine. Facciano pure, ma non sulle croci. La croce è una cosa che ha il suo significato e basta, non ci devono essere stracci appesi, deve essere una cosa pulita, la croce inizia e finisce lì…“.
Filippo Boscagli, consigliere comunale di Lecco (area Cielle):
“… fatto di gravità assoluta sotto tutti gli aspetti: è come dar fuoco a una chiesa, ma si deve guardare anche l’aspetto storico e sentimentale per i lecchesi e per migliaia di persone nel mondo, per i quali la croce e la statua sono un pezzo di storia, di identità. E non è politica.
[…] Chiederò che i comuni del territorio si costituiscano parte civile nei confronti di chi ha compiuto questo gesto…“.