LECCO – “Questa facoltà è già attribuita alle Regioni: ce l’hanno già! Non serve nessun referendum. Il referendum è qualcosa in più, che alla Lombardia costa la “modica” cifra di 50 milioni. Per di più un negoziato serio lo si attiva all’inizio di un legislatura, non alla fine, quando nessuno sa come sarà il prossimo governo”. Non sono parole di uno sparuto gruppo di qualche minoranza ma sono state pronunciate ieri dall’ex governatore lombardo Roberto Formigoni.
È un’intervista di fuoco quella che l’uomo per un ventennio alla guida della Lombardia ha rilasciato a Il Sussidiario, e si scaglia non solo contro il referendum che si terrà tra tre giorni ma soprattutto contro gli attuali governatori leghisti Maroni e Zaia, vertici di un partito responsabile, secondo Formigoni, di aver affossato le trattative instaurate con i medesimi obiettivi nel 2007. All’epoca Formigoni iniziò una trattativa con l’allora Presidente del Consiglio Romano Prodi, ma l’iniziativa venne poi troncata per diktat padano quando l’anno dopo a Palazzo Chigi salì Silvio Berlusconi e Umberto Bossi divenne ministro per le Riforme.
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