IL DOMENICALE DI R.B./LE CARTOLINE DELLA MEMORIA



Paese mio che stai sulla collina,
disteso come un vecchio addormentato”
(
Che sarà” – Josè Feliciano – 1971)
—-

Tutti i giorni, quando rientro a casa, guardo nella cassetta delle lettere.

posta-dubbi-logo1-cassetta-punto-di-domandaA dire il vero lo faccio anche ogni volta che esco e questo, forse, dovrebbe preoccuparmi.

So benissimo che di notte il postino non arriva (in certi posti non arriva nemmeno di giorno) ma, cosa volete farci, le abitudini sono abitudini e quando l’età avanza è assolutamente tempo sprecato cercare di perdere certe manie.

Ma poi, cosa diavolo dovrebbe arrivare per posta?

Già, cosa mai dovrebbe arrivare per posta che non sia il comune che ti chiede di pagare la spazzatura, l’agenzia delle entrate che ti ricorda che sei un potenziale evasore, la regione che ti spiega come devi pagare il bollo della macchina?

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L’altro giorno, invece, è arrivata una lettera. Scritta, pensate un po’ voi, a mano ed anche in bella calligrafia.

Sulla busta c’era tutto: nome, cognome, indirizzo, e un bel francobollo posizionato in alto a destra.

Non arrivava dal comune, né dall’agenzia delle entrate, né, tantomeno, dalla regione.

Erano, semplicemente, inaspettatamente, sorprendentemente, auguri di Natale.

Perbacco, direbbe il mio amico Pucci, qualcuno sa ancora scrivere, e magari anche bene?

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Risultati immagini per cartolina NATALEMi ricordo cosa succedeva, e forse succedeva lo stesso per qualcuno di voi, cari i miei cinquemila e rotti lettori.

Un paio di settimane prima del Natale mi sedevo con un foglio bianco davanti e una biro in mano, pensavo, e poi riempivo il foglio di nomi e cognomi a cui di fianco aggiungevo gli indirizzi.

Poi andavo a comprare un po’ di biglietti con relative buste e, cercando di non essere banale, scrivevo messaggi che (previa incollatura dei francobolli inumiditi come potete benissimo immaginare per cui tralascio la descrizione) affidavo fiducioso alle Poste (che erano le Poste e non l’attuale bazar) con il compito di spargere i migliori auguri al piccolo mondo cui speravo in cuor mio di appartenere.

Era un bel periodo dell’anno. Tu scrivevi, gli altri rispondevano oppure riuscivano ad anticiparti, e ti piaceva sapere che in un altro posto c’era stato uno (o una) che si era seduto (o seduta) ad un tavolo, aveva riempito di nomi, cognomi e indirizzi un foglio bianco, poi era andato (andata) dal tabaccaio a comprare biglietti, buste e francobolli che aveva opportunamente inumidito come sopra non meglio descritto nei particolari.

Ed era in qualche modo intrigante mettere la mano della cassetta e sfiorare la carta senza che ti sobbalzasse il cuore pensando al comune, all’agenzia delle entrate o alla regione, ma solo fantasticando su chi ti avesse scritto.

Di solito non le guardavo subito: preferivo entrare in casa, sedermi e poi, con tranquillità mista a curiosità aprire le buste.

E scoprire che era bello avere tanti amici reali, non finti o di convenienza, che si erano ricordati di te.

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La stessa cosa, più o meno, succedeva d’estate: in vacanza dedicavi una serata a spedire le cartoline. Nomi, cognomi, indirizzi, francobolli, una biro, la tua calligrafia che cercavi di adattare alla futura interpretazione del postino che non necessariamente poteva essere nato nello stesso luogo dove avrebbe dovuto eseguire la consegna.

E quelle che ricevevo le tenevo in bella vista per mesi: così avrei ricordato l’estate ed anche chi, in quel periodo mi aveva pensato.

E si era ricordato di me.

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FRANA BINDOAuguri di natale, lettere, cartoline: tutto contribuiva a farti ricordare a lungo, e non solo per il più o meno breve attimo di un “post”, momenti, persone, ricorrenze; riuscivano, questi antiquati mezzi di comunicazione che una compagnia di genialoidi ha seppellito senza nemmeno garantirgli un dignitoso funerale, a creare una memoria non misurabile in gigabyte ma in gradi di incommensurabile umanità.

La memoria. Che bell’argomento, non credete?

Prendete per esempio quello che mi ha scritto l’Ornella domenica scorsa a proposito della frana del 2002.

Mi spiace solo che nessuno si è ricordato di questi 15 anni (a parte Valsassinanews) o forse mi sbaglio? E che i nostri figli e i nostri giovani non sanno neppure cosa sia successo in quei terribili giorni”.

mostra todeschini villa migliavacca (3)Rispondo: quando una comunità sembra aver smarrito la memoria è pressoché giunta ai bordi del precipizio della perdita d’identità.

Mettiamo,poi, ad esempio, che si tratti di un luogo dipinto in decine di quadri esposti nei locali di un altro comune e realizzati da artisti che proprio quel luogo avevano scelto come loro dimora; oppure sia lo stesso paese che, probabilmente a breve, vedrà una scultura dedicata ad un suo cittadino posata in un’altra località.

E mettiamo anche, per farla breve, che quel posto di cui si parli sia il luogo dove sei nato e per il quale provi un affetto infinito perché in grado di esprimere valori straordinari per merito di gente abituata a non tirarsi indietro di fronte alle difficoltà ed alle sfide quotidiane.

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Risultati immagini per cortenova valsassinanewsProprio per questo (e ti chiedo scusa se non ho preso né un foglio, né una biro, né un francobollo) uso questo domenicale per farti gli auguri, caro paese mio.

Perché, a proposito della memoria, lo ricordi anche tu come lo ricordo io: una volta non eri proprio così distratto.

Buona domenica.

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