Ci sono due momenti particolari nel Vangelo che narra la risurrezione di Lazzaro, che ci riempiono di commozione, e sono entrambi legati gli occhi di Gesù. Prima gli occhi di Gesù si riempiono di lacrime di fronte alla tomba dell’amico, poi gli occhi di Gesù si alzano verso il cielo nella preghiera di ringraziamento, mentre avviene il miracolo.
In questi occhi di Gesù si rispecchia tutta la nostra vita, sospesa tra sofferenza e conforto, tra pena e consolazione, tra disperazione e fiducia. Ciascuno di noi ha vissuto o vive i momenti del pianto, ciascuno di noi almeno qualche volta è stato visitato dalla sofferenza e dal dolore. Ma gli occhi bagnati dalle lacrime sono spesso occhi che non sanno più vedere. Bisogna asciugarli, bisogna alzarli verso il cielo, e permettere ai nostri occhi di incontrare gli occhi di Dio.
“Se credi, vedrai la Gloria di Dio”. Questi occhi che tornano a vedere sono gli occhi della fede, che sanno leggere le parole di vita che il Signore non si stanca mai di scrivere.
Così Gesù, che ha aperto gli occhi al cieco, si prepara ad aprire anche i nostri occhi: non solo ci ha donato la vista, ma ci ha insegnato a guardare Lui: “O Gesù, vero Dio e vero Uomo, come noi, Tu che hai richiamato dal sepolcro il tuo amico Lazzaro, estendi a tutti noi la tua misericordia, e con i tuoi sacramenti ci fai passare dalla morte alla vita. E così sappiamo di essere fatti per la vita, perché la morte non è la fine della vita, grazie a te o Gesù che sei la Risurrezione e la Vita per chi crede in te.
E allora non è la morte ad avere l’ultima parola, ma la vita, che sei Tu, o Gesù, Signore della vita”.
Don Graziano
vicario parrocchiale
Quinta domenica di Quaresima
18 marzo 2018 – Rito Ambrosiano
Vangelo Gv 11, 1 – 53